Corriere della Sera

Le riforme che servono per salvare l’Europa

- di Danilo Taino Statistics Editor @danilotain­o

L’Europa ha decisament­e cambiato stagione. La Brexit ha dato a tutti il senso dell’urgenza della riforma. Nei giorni scorsi, l’Istituto Jacques Delors, presieduto da Enrico Letta, ha presentato a Berlino un rapporto che intende essere una mappa per spingere la crescita economica e per cercare di mettere l’euro al riparo dalle prossime crisi. Un sondaggio condotto dallo stesso istituto con la Fondazione Bertelsman­n ha rilevato che il 43% degli abitanti della Ue crede che fare riforme sia urgente per rendere l’eurozona stabile sul piano economico e politico. Quota che sale al 46% nelle risposte dei cittadini dell’area euro e al 56% nei Paesi in crisi. Più nello specifico, che le riforme siano urgenti lo pensa il 38% dei tedeschi, il

47% del francesi, il 58% degli italiani. Tra i cittadini della Ue, il 28% di quelli a bassa conoscenza dei temi europei (misurata su 12 domande) ritiene che si debba procedere in fretta; quota che sale al 44% tra chi ha una conoscenza media dei problemi e al 61% tra coloro che sono più informati. Nel complesso, solo il 20% pensa che l’euro sarà una valuta stabile tra dieci anni. L’analisi dell’Istituto Jacques Delors — di ispirazion­e socialista e condotta tra gli altri, oltre che da Letta, dall’ex Bce Jörg Asmussen, dall’ex direttore della Wto Pascal Lamy, dall’ex commissari­o europeo António Vitorino — si intitola «Prepara e Ripara: Crescita ed Euro dopo la Brexit». Nota che la crescita economica media dell’eurozona è stata dello

0,6% negli scorsi cinque anni contro il 2% degli Stati Uniti e che gli investimen­ti nell’area euro sono stati, nel 2015, allo stesso livello di quelli dell’anno di crisi 2009, mentre quelli americani sono stati superiori del 19%. L’eurozona ha perso un decennio — sostiene. Qualche Paese perderà molto di più, il doppio. Il rapporto — qui sta il cambio di stagione — propone interventi in tre fasi. La prima, immediata, consiste nel dotarsi di un aid kit per consolidar­e la situazione: tra gli strumenti, il completame­nto dell’Unione bancaria, il rafforzame­nto del Meccanismo europeo di Stabilità, una revisione delle politiche di bilancio. La seconda, una fase di riforme nazionali e di investimen­ti della durata di un decennio. La terza, il cambiament­o dei Trattati europei, da iniziare solo quando si è pronti, per dare una struttura interament­e nuova all’eurozona. Interventi radicali ma con realismo, senza forzare tempi e modi.

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