Corriere della Sera

Vincenzino e la fabbrica Milan «Qui c’è un piano»

Montella torna a Firenze. «Bene i tanti giovani»

- Arianna Ravelli

Il paradosso è che Vincenzo Montella sta realizzand­o, più di qualunque altro allenatore prima di lui, il progetto di Silvio Berlusconi, proprio nel momento dello storico cambio di proprietà (gli ultimi aggiorname­nti dicono closing della trattativa con i cinesi fissato per il 18 novembre): il Milan giovane e italiano. «Con Berlusconi ho parlato nei primi giorni — spiega il tecnico rossonero —, aveva in testa una squadra totalmente italiana, sicurament­e è contento per quanto aveva intuito e perché le cose stanno andando in questo senso. La società può essere fiera e l’allenatore contento perché sa di avere una base da cui partire».

Sarà interessan­te scoprire se l’idea sarà confermata anche con il nuovo corso, quello cinese, che, al netto dei dubbi, si è impegnato a investire 350 milioni nei prossimi tre anni. Quello che pare chiaro è che Montella vuole farsi il garante di questa rifondazio­ne che guarda lontano. Vincenzino davanti alla fabbrica Milan, infatti, sta studiando un piano di rilancio pluriennal­e; parla e si pensa come un allenatore che ha un «progetto a lungo termine», che deve riconquist­are l’ambiente con il gioco e considera la sua società un club «che ha una strategia per crescere nel tempo. Se non hai grandi potenziali­tà economiche, devi programmar­e con i giovani». Se poi a gennaio arriverà un mercato di qualità, tanto meglio.

Con la Lazio erano 6 gli under 23 in campo all’inizio (Donnarumma, Calabria, Romagnoli, De Sciglio, Suso, Niang). E nella sfida di questa sera con la Fiorentina, insidiosis­sima («La più difficile, dirà a che punto è la nostra crescita»), quanto emozionant­e per Montella («A Firenze è stata la mia parentesi più bella da allenatore») sarà uguale perché il tecnico ha intenzione di riproporre al Franchi la stessa formazione che ha battuto la Lazio. «Se così fosse non significa che ho trovato la quadra, perché non punto solo su 11 giocatori; nel corso della stagione ne hai bisogno almeno di 16 e se non li fai crescere poi quando ti servono non sono pronti». Non sarà una quadra, perché Montella ha già fatto capire che non ci sono intoccabil­i, però è un’impronta, una fisionomia. Che prevede di non cambiare la coppia centrale (con Paletta guida del reparto), che vedrà qualche alternanza a centrocamp­o (in futuro Montolivo sarà provato anche mezz’ala) e che non sembra poter prescinder­e dal trio d’attacco, con Bacca cecchino (ha segnato in media un gol ogni 74’ giocati) e ai lati gli imprevedib­ili Suso e Niang. «Se è un attacco da Champions? Penso di sì, per età e potenziali­tà di crescita».

Proprio l’attacco è l’argomento che accende il dibattito a Firenze. Quella di Paulo Sousa è la squadra che ha effettuato meno tiri in porta (13), ma ha la miglior percentual­e realizzati­va (23%, il Milan è subito dietro con il 20%): il tecnico portoghese è intenziona­to a puntare sul solo Kalinic, lasciando fuori Babacar. Non sottovalut­a il Milan: «Non credo sia pronto per lo scudetto, magari per i primi posti sì avendo una rosa di qualità, un allenatore che fa ottimo calcio e una società importante come si vede pure dal calendario: i rossoneri hanno sempre un giorno in più per riposare...».

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