Corriere della Sera

Supercoppa un affare tra Milano e Avellino

- Flavio Vanetti

Ci vogliono venti minuti di patemi e di trapanate di Cremona (11/15 all’intervallo nelle triple: Turner, 18 punti di botto — ma zero nella ripresa — avrebbe segnato perfino dal Duomo) per accendere lo showtime di Milano e condurre l’Olimpia alla finale della Supercoppa contro Avellino. La password — ma che novità: lo è da sempre, nel basket — è «difesa», la grande assente quando l’EA7 brancola tra esperiment­i, fiammate e risposte agli schiaffoni che la Vanoli rifilava dall’arco. Se Simon (18) si conferma un faro, se Sanders (17) piace sempre di più nel ruolo di guastatore e se Hickman emerge nel finale, in realtà è il gruppo a risolvere: parziale di 14-0 tra epilogo del secondo quarto (chiuso sotto: 50-52) e avvio del terzo per ribaltare una sfida che i cremonesi avevano condotto anche di 6 (40-46). Dilatato lo scarto fino a +21 (88-67,93-72), è restato il tempo per altre prove di colore e per regalare, tra sporadici mugugni, applausi d’incoraggia­mento ad Ale Gentile, capitano rimosso con una decisione che ha provocato il dissenso di patron Armani. Impression­e dopo un 109-87 alla fine indiscutib­ile: la chiave di volta dell’annata dell’Armani, che ha due squadre senza che ancora si capisca qual è la più forte, sarà definire le gerarchie interne evitando che nascano fazioni. Gestire la sovrabbond­anza può diventare, per paradosso, un problema. Crucci del domani, d’accordo. Oggi, più concretame­nte, c’è da affrontare già una finale — a proposito: quella della Supercoppa di A2 è stata vinta dalla Fortitudo Bologna —, per uno show che Avellino promette di innescare nel ruolo di una delle avversarie dirette di Milano nella stagione. Nel mazzo delle rivali c’era — e c’è ancora — Reggio Emilia, che però ieri si è smarrita dopo il +9 del 27’ per finire infilzata dalla prodezza di Joe Ragland: tripla vincente per il 74-72, staccando sopra due difensori. Sacripanti, c.t. del futuro se Messina deciderà di non restare, gli ha già affidato lo scettro del comando: «È nel pieno della maturità, deve affermarsi come giocatore totale». Incidental­mente, Ragland è anche un ex di Milano. Dove non aveva convinto. Un motivo in più perché l’EA7 stia in campana.

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