Il gioco degli aghi, punito chi denunciò
Vicenza, sospeso il primario che svelò gli scherzi di medici e infermieri a danno dei malati
Affidereste la vostra vita a un medico vicentino che da decenni si dedica come volontario all’Africa o a un sindacato di infermieri buontemponi che si sfidano in una chat su chi infila gli aghi e le cannule più grossi nelle vene dei ricoverati?
«Era solo un gioco», dicono gli sventurati. E così, alla fine, l’unico a pagare è il primario che denunciò lo «scherzo». Sospeso.
dell’ospedale di Lunsar (151 posti letto per mezzo milione di persone) chiuso l’anno prima a causa dell’epidemia di Ebola che aveva ucciso in poco tempo tredici medici e infermieri, Riboni resta basito. Nero su bianco, ecco dialoghi demenziali: «Infermiere n.3 (tre faccine ridere fino alle lacrime) “povero dottore... I pazienti saranno anche così sicuri a sapere che sei tu a fare il prelievo... Non sanno a cosa vanno incontro!!!” (due faccine lacrime di gioia)»...
Ma come, l’Africa è ancora angosciata dai focolai del virus letale e quelli lì (medici! infermieri!) si scambiavano messaggi WhatsApp su quella sfida con le faccine di emoticon? Il primario avverte la direzione (sulle prime, pare, intenzionata a fare sfracelli) e convoca i protagonisti. I messaggi, poi pubblicati dal Giornale di Vicenza, appaiono inequivocabili. Scandalizzato, Riboni denuncia «il coinvolgimento dei soggetti convocati in un dialogo per iscritto durante l’attività di servizio che evidenzia una intollerabile e inaccettabile e riprovevole strumentalizzazione dei pazienti nell’esercizio della professione». Certe ammissioni imbarazzate finiscono a verbale. E così il giudizio Faccine Gli scambi di messaggi tra il personale del Pronto soccorso del «San Bortolo» di Vicenza