L’ex pm antimafia svizzero: «Ignorano i dati economici senza di voi qui chiudiamo»
quella corretta. Qui invece prevalgono gli slogan, la faciloneria, l’illusione che possano esistere soluzioni immediate a problemi complessi».
Ma se al Ticino servono davvero i frontalieri, come si spiega la schizofrenia del voto di ieri?
«Si tratta di una questione strettamente politica, di un gioco di potere. L’Udc, la Lega dei Ticinesi stanno tentando di scalzare le élite economiche rappresentate dai partiti storici e allora devono inventarsi qualcosa. Che cosa? La paura, la paura da scaricare su un nemico a portata di mano. E a questo scopo sono venuti buoni i lavoratori italiani».
Al sodo: la consultazione di ieri avrà conseguenze concrete?
«A mio parere nessuna. Non si riuscirà ad attuare la norma prima di tutto perché è incostituzionale, introduce delle disparità tra cittadini e fa prevalere un criterio come la residenza sul merito e le capacità, condizionando la libertà di scelta delle imprese. Ma soprattutto sarà la realtà a imporsi. Sono in contatto con numerosi ceo di società grandi e piccole, che vivono di export. E sapete cosa mi dicono tutti? Che in Svizzera non c’è abbastanza manodopera, che abbiamo bisogno di lavoratori provenienti dall’estero. Torniamo al problema della mancanza di cultura economica: la Svizzera oggi corre un grosso rischio, quello che alcuni dei suoi gioielli imprenditoriali vengano acquistati dalla Cina, cioè un Paese statalista. E noi di che cosa stiamo a discutere? Di impedire l’arrivo di persone utili alle nostre aziende...».
Udc e Lega dei Ticinesi non credono che il tasso di disoccupazione sia del 3,1% come dicono le cifre ufficiali...
«Quando hanno letto quei numeri per prima cosa hanno chiesto la chiusura dell’istituto che li aveva elaborati anziché confutarli. Come se un malato con la febbre gettasse via il termometro. Formidabile...».