Mattarella ricorda Pertini: unità del Paese irrinunciabile
«L’unità del Paese è un valore irrinunciabile, un obiettivo continuamente da perseguire, con coerenza, ascolto, capacità innovative e con la credibilità che viene solo da una solida e riconoscibile etica civile. Tenere unito il Paese vuol dire favorirne lo sviluppo equilibrato e la coesione sociale. A partire dal lavoro».
Cavour, Moro, Pertini: nell’arco di una settimana il capo dello Stato ha colto un comune denominatore nel ricordo di tre protagonisti della nostra storia, figli di diverse culture politiche (liberale, cattolica, socialista), rievocando le sfide da loro vinte, appunto, nello sforzo di «unire gli italiani». La grande sfida di Sandro Pertini, cui si riferiscono queste frasi per commemorarlo ieri a Stella, a 120 anni dalla nascita, fu la lotta al terrorismo. Contro il quale il presidente partigiano e costituente agì da «argine e scudo», mentre intanto riabilitava la politica, che per lui era «credibile quando individua il bene comune».
Certo, la differenza tra gli anni di piombo e il tempo presente è profonda. Eppure qualche elemento comparativo risuona inevitabile, se si raffronta l’impegno di Sergio Mattarella e quello del suo predecessore, che inaugurò un ruolo del Quirinale più attivo e più in sintonia e vicino alla gente comune. Perché in entrambi i casi la «coesione» sembra un punto chiave, quasi dettato a futura memoria, del proprio programma. Oggi come allora, infatti, il Paese vive «un passaggio difficile» ed è diviso su vari fronti: dal prossimo referendum costituzionale alle risorse per uscire dalla crisi economica, dal dramma sui migranti al riesplodere della questione morale, a un ancoraggio europeo ormai divenuto fragile. E, oggi come allora, l’inquilino del Colle, evidentemente preoccupato per le ricadute di un confronto plurale così aspro, si ritrova a dover chiamare a raccolta tutte le risorse di cui dispone (in primis quelle di persuasione morale) per svolgere «un ruolo positivo e funzionale al bene comune», come fece il «patriota» Pertini. Continuando cioè a rappresentare pienamente, come prescrive la nostra Magna Charta, «l’unità nazionale».