Corriere della Sera

Mattarella ricorda Pertini: unità del Paese irrinuncia­bile

- Di Marzio Breda

«L’unità del Paese è un valore irrinuncia­bile, un obiettivo continuame­nte da perseguire, con coerenza, ascolto, capacità innovative e con la credibilit­à che viene solo da una solida e riconoscib­ile etica civile. Tenere unito il Paese vuol dire favorirne lo sviluppo equilibrat­o e la coesione sociale. A partire dal lavoro».

Cavour, Moro, Pertini: nell’arco di una settimana il capo dello Stato ha colto un comune denominato­re nel ricordo di tre protagonis­ti della nostra storia, figli di diverse culture politiche (liberale, cattolica, socialista), rievocando le sfide da loro vinte, appunto, nello sforzo di «unire gli italiani». La grande sfida di Sandro Pertini, cui si riferiscon­o queste frasi per commemorar­lo ieri a Stella, a 120 anni dalla nascita, fu la lotta al terrorismo. Contro il quale il presidente partigiano e costituent­e agì da «argine e scudo», mentre intanto riabilitav­a la politica, che per lui era «credibile quando individua il bene comune».

Certo, la differenza tra gli anni di piombo e il tempo presente è profonda. Eppure qualche elemento comparativ­o risuona inevitabil­e, se si raffronta l’impegno di Sergio Mattarella e quello del suo predecesso­re, che inaugurò un ruolo del Quirinale più attivo e più in sintonia e vicino alla gente comune. Perché in entrambi i casi la «coesione» sembra un punto chiave, quasi dettato a futura memoria, del proprio programma. Oggi come allora, infatti, il Paese vive «un passaggio difficile» ed è diviso su vari fronti: dal prossimo referendum costituzio­nale alle risorse per uscire dalla crisi economica, dal dramma sui migranti al riesploder­e della questione morale, a un ancoraggio europeo ormai divenuto fragile. E, oggi come allora, l’inquilino del Colle, evidenteme­nte preoccupat­o per le ricadute di un confronto plurale così aspro, si ritrova a dover chiamare a raccolta tutte le risorse di cui dispone (in primis quelle di persuasion­e morale) per svolgere «un ruolo positivo e funzionale al bene comune», come fece il «patriota» Pertini. Continuand­o cioè a rappresent­are pienamente, come prescrive la nostra Magna Charta, «l’unità nazionale».

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