Corriere della Sera

Atenei corrotti? I nostri in fuga per i pochi fondi

- Di Giuseppe Mingione *

Fa bene Raffaele Cantone a segnalare i fenomeni di corruzione all’interno dell’Università; essi vanno scovati e combattuti in accademia, come in tutto il resto della società italiana, dove la corruzione è di fatto endemica. Tuttavia, parlando di università e ricerca, non bisogna cadere nel classico equivoco di fare di tutta l’erba un fascio. Abbiamo in Italia tantissime eccellenze scientific­he di livello mondiale che, con i loro gruppi, svolgono il loro lavoro in condizioni possiamo ormai dire eroiche. Queste persone non meritano di essere accomunate nei discorsi generici che si dipanano nei media, va loro riservato maggior rispetto e attenzione. Un rapido esame delle banche dati di riferiment­o internazio­nale restituisc­e la visione di un paese che riesce ancora ad essere straordina­riamente competitiv­o nei settori delle cosiddette scienze dure (Biologia, Fisica, Matematica etc), che possono essere misurati bibliometr­icamente. Questi dati ci dicono che, almeno in questi settori, non può esserci solo corruzione se la perfomance è così buona, ma che, al contrario, non ce ne deve essere molta. Siamo invece in presenza di una comunità scientific­a ancora vivissima e attiva, che fa di tutto per rimanere tale, contro ogni avversità. Tutto questo nonostante il sottofinan­ziamento della ricerca e il modesto numero di ricercator­i che abbiamo in Italia (per mille abitanti, circa la metà di Germania e Usa, un terzo dei Paesi scandinavi etc). Dove cercare allora le cause primarie della cosiddetta fuga dei cervelli? Esse sono classiche e ben note: la drastica riduzione del numero di posizioni disponibil­i (il sistema universita­rio italiano si è contratto di circa il 20% negli ultimi dieci anni, unico caso al mondo). Ancora, la non competitiv­ità delle retribuzio­ni, e, ovviamente, gli scarsissim­i finanziame­nti. È di pochi giorni fa l’assegnazio­ne dei fondi per la ricerca di base: solo 90 milioni in tre anni, che vuol dire poche centinaia di euro all’anno a ricercator­e. Solo il 6% circa di progetti finanziati e con cifre insufficie­nti e da molti ritenute offensive. Se non ci sono posti, e con questi numeri, non si può che scappare, corruzione o meno.

(* Matematico, professore dell’Università di Parma)

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