Corriere della Sera

Dalla scelta del sedile alla connession­e web nel 2015 abbiamo pagato 36 miliardi di euro Il record delle americane e delle low cost

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dalla vendita dei biglietti.

Un «tesoretto» che nel 2015 ha sfiorato i 40,5 miliardi di dollari (36 miliardi di euro), cioè quanto il Prodotto interno lordo della Lituania e più di quello della Giordania. Opzioni che a ogni passeggero sono costate in media 17 dollari. «Ed è calcolato soltanto su 67 società», pari a un quinto del totale mondiale, precisano Jay Sorensen e Eric Lucas che hanno pubblicato il dossier per conto della società specializz­ata IdeaWorks.

«C’è chi rimpiange i vecchi tempi in cui bastava comprare un biglietto per avere la certezza non solo del posto a sedere ma anche del bagaglio in stiva e di un buon pasto, ma la verità è che alle persone piace l’idea di pagare soltanto il volo, al prezzo più basso», dicono Sorensen e Lucas.

Lo «spezzettam­ento» del biglietto insomma funziona. Per i viaggiator­i, che così possono volare, senza alcun tipo di servizio aggiuntivo, a costi ridottissi­mi. E per le compagnie, che riescono a ottimizzar­e sui collegamen­ti. Le cifre del fenomeno non sono sempre pubbliche. La maggior parte delle società le tiene nascoste. Una piccola porzione — circa il 20% — le distribuis­ce in centinaia di pagine di documenti fiscali, ogni tanto le rende note in comunicati stampa o interviste, qualche volta se le fa scappare. Risultato: trovarli, questi dati, è una missione quasi impossibil­e. Così Sorensen e Lucas hanno passato mesi a spulciare il materiale pubblico. Scoprendo che su 135 compagnie aeree in 67 hanno fornito qualche numero certo.

Nella classifica generale United batte tutte: nel 2015 alla voce «ancillary revenue» registra quasi 6,2 miliardi di dollari. Seguono gli altri due colossi americani dell’aviazione: American Airlines (4,7 miliardi) e Delta (3,7). La prima low

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