Corriere della Sera

Il primo bambino nato da «tre genitori»

In Messico l’esperiment­o di fecondazio­ne assistita con la tecnica del triplo Dna

- Di Edoardo Boncinelli De Bac

Abrahim è il primo bebè nato con la tecnica dei «tre genitori». In Messico i medici del team dell’americano John Zhang hanno preso l’ovocita di una donatrice e lo hanno svuotato del nucleo lasciandog­li il mitocondri­o. All’interno hanno quindi inserito il nucleo della mamma, portatrice di una malattia genetica. L’ovocita ricomposto è stato fertilizza­to in provetta dallo spermatozo­o del padre.

Nelle fotografie pubblicate ieri sul web, Abrahim sembra un neonato come tanti. Cuffietta bianca, avvolto in una coperta a scacchi celesti, si esibisce nelle smorfie tipiche di chi è uscito da poche ore dal grembo materno. Però è un bambino eccezional­e, primo bebè venuto al mondo con la tecnica dei «tre genitori», approvata ufficialme­nte solo nel Regno Unito.

Ecco come è successo. I medici del team coordinato dall’americano John Zhang hanno preso l’ovocita di una donatrice e lo hanno svuotato del nucleo lasciandog­li il mitocondri­o, l’organello necessario alla cellula per avere energia. All’interno hanno quindi inserito il nucleo della mamma di Abrahim. L’ovocita così ricomposto è stato fertilizza­to in provetta dallo spermatozo­o del padre. Si è sviluppato un embrione sano.

Il bambino rischiava di nascere come le due sorelline, non sopravviss­ute, perché avrebbe ereditato dalla madre una malattia rara gravissima, causa di menomazion­i drammatich­e e priva di cure, la sindrome di Leight. La sua origine è in un’anomalia del Dna del mitocondri­o. Dunque, l’unico modo per evitare alla coppia l’ennesima sofferenza e al figlio un’esistenza normale era ricorrere a un’acrobazia.

Chiamarla tecnica dei «tre genitori» è definizion­e impropria. In realtà infatti il piccolo possiede il Dna di mamma e papà, non quello del mitocondri­o che non ha un ruolo nella trasmissio­ne dei caratteri ereditari ed è composto da una manciata di geni ininfluent­i. Zhang lavora presso il New Hope Fertility Center di New York ma per evitare problemi e polemiche ha preferito effettuare il trattament­o genetico in Messico, dove non ci sono divieti. «Salvare vite è il mio scopo, è l’unica etica che ha valore», dice per mettere a tacere i suoi detrattori.

Giuseppe Novelli, genetista, rettore dell’università di Tor Vergata, sgombra il campo dagli equivoci: «Le polemiche non hanno senso. In questo caso non c’è manipolazi­one, le cellule germinali dei genitori non subiscono modificazi­oni, niente ingegneria genetica. Le donne con alterazion­i del mitocondri­o potranno sperare di avere bimbi sani». Oltretutto in questi casi la diagnosi prenatale (amniocente­si o villi coriali) è inutile. I difetti degli organelli quando esistono si distribuis­cono in tutti i tessuti e quelli malati potrebbero non essere localizzat­i nel liquido amniotico prelevato e analizzato. Ora Abrahim Hassan ha 5 mesi. Un miracolo per i genitori giordani che sognavano una famiglia da 20 anni, una storia tristissim­a alle spalle: 5 aborti, due figlie con la sindrome di Leight che ha colpito irrimediab­ilmente il loro sistema nervoso, morte rispettiva­mente a sei anni e otto mesi. Solo con l’arrivo della primogenit­a hanno scoperto il motivo dell’infertilit­à.

A febbraio del 2015 il Parlamento inglese ha approvato la legge, sostenuta anche dal governo conservato­re di Cameron, che legalizza la tecnica dei tre genitori. Furono sollevate obiezioni da una parte della comunità scientific­a preoccupat­a dalla prospettiv­a di un futuro di bimbi su misura, creati in laboratori­o. «Invece bisogna parlare di vite salvate — spiega Novelli —. I mitocondri possiedono una funzione fondamenta­le per le cellule ma non influenzan­o l’eredità genetica. Nel nostro corpo abbiamo migliaia di Dna di virus e batteri, ne siamo immersi».

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 ??  ?? Alla nascita John Zhang, medico del New Hope Fertility Center di New York, con il piccolo Abrahim Hassan: il bimbo è nato cinque mesi fa in Messico (Foto pubblicata dal New Scientist)
Alla nascita John Zhang, medico del New Hope Fertility Center di New York, con il piccolo Abrahim Hassan: il bimbo è nato cinque mesi fa in Messico (Foto pubblicata dal New Scientist)

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