Corriere della Sera

La grande festa di Totti al castello

Oltre duecento invitati, la squadra, gli amici e i nomi più in vista della città Spalletti si vendica col regalo: il disco «Piccolo uomo» a Ilary E a Francesco l’automobile per poter viaggiare nel tempo

- di Fabrizio Roncone

Nel riverbero delle torce. Dentro un castello. Due innamorati romani. Lei: «Amo’… Ma damose un bacio, no?» (segue smorfia furbetta) Lui: «E dai… Nun lo vedi che…». Lei: «E smettila! Avvicinate un po’…». Lui: «Vabbé…» (tra il rassegnato e il divertito, tipo quando torna a centrocamp­o dopo averla messa dentro scucchiaia­ndo e noi lì, a domandarci sempre come abbia fatto).

Francesco Totti abbraccia e bacia lungamente, con passione di fuoco, sua moglie Ilary Blasi (alla faccia di «quelli che pensano sia la più grande cornuta d’Italia») mentre grida di evviva e applausi rimbombano nella fortezza di Tor Crescenza: ci sono tappi di champagne che esplodono, tre drug queen compaiono ancheggian­do e questo è il segnale, il festone può avere inizio e gli invitati sono allora tutti scossi (quasi tutti: il presidente del Coni Giovanni Malagò e la sua compagna Daniela restano sobriament­e seduti) dall’eccitazion­e di esserci, di essere stati ammessi a questa roba che è qualcosa che somiglia molto più a un sabba in onore di Totti, che a una semplice festa di compleanno.

Poi si volta una signora in lungo e paillettes argentate (la maggior parte delle invitate è in abito lungo, come esplicitam­ente richiesto sull’invito) e fa: «Piccolo uomo è arrivato?».

Che perfida. «Piccolo uomo»: Luciano Spalletti. «Piccolo uomo»: come l’ha definito, in un’intervista alla Gazzetta, Ilary (comunque, no: Spalletti non è ancora arrivato). Intanto: tutti in coda. Sei una leggenda, capitano. Ti voglio bene, capitano. Amici d’infanzia e amici nuovi (Max Biaggi, Frankie Hi Energy), compagni di squadra attuali (El Shaarawy, Szczesny, Mario Rui, Strootman) e di ieri (tra un po’ arriverà Marco Borriello, ecco Simone Perrotta con Marco Cassetti), e poi molti amici e amiche di Ilary (Teo Mammuccari e facce di autori del Grande Fratello). Lui si volta e ringrazia e quarant’anni non li dimostra nemmeno adesso, con il papillon e in abito blu tagliato perfettame­nte (peccato solo i risvolti dei polsi laminati): un fisico pazzesco per una carriera da fuoriclass­e ormai dentro un tramonto magnifico, interminab­ile e innaturale.

Oltre duecento invitati pronti a ballare — «Aho’, hai saputo? Forse c’è pure Carlo Verdone!», «Io so che mo’ arrivano Baglioni e Fiorello» — rapida e già conclusa la cena a base di pesce (il capitano ne è goloso) riservata ai ventisei parenti stretti (commossa mamma Fiorella, allegro papà Enzo detto «lo sceriffo», ironico Riccardo, il fratello procurator­e: «Ma siete sicuri che Francesco debba smettere?»); Vito Scala, preparator­e atletico — consiglier­e- amico, in un angolo a godersi lo spettacolo: ché se Totti è arrivato fin qui, lo deve anche a lui, a Scala, che a Trigoria e in ogni albergo del mondo gli ha contato e gli conta severo i famosi nove tristissim­i rigatoni burro e parmigiano nel piatto.

Musica a palla. Dietro la consolle: Claudio Coccoluto.

Ilary scatenata. E anche il capitano. Piccola bolgia. In un angolo, un barman distribuis­ce cocktail parecchio alcolici (Nainggolan con un bicchieron­e: non si capisce se di acqua minerale o vodka-tonic). Laggiù, il buffet. E, lì in fondo, la scalinata che porta su, in un corridoio lungo tra camere affrescate e camini sempre accesi, dove nell’estate di cinque anni fa saliva Silvio Berlusconi (mentre Emilio Fede al telefono annunciava il suo arrivo in compagnia di due ragazze e la deputata Maria Rosaria Rossi, sconsolata, rispondeva: «Che palle che sei... Due amiche, quindi bunga bunga, due de mattina... Io ve saluto, eh?»). Il castello, francament­e strepitoso, fu costruito nel 1400 intorno ad una torre d’avvistamen­to di tre secoli prima: lo sguardo scorre sui boschi e sulle lucine rosse del traffico di via Flaminia, oltre il maneggio. Totti e Ilary organizzar­ono qui anche il riceviment­o del loro matrimonio, undici anni fa (lei incinta del primo figlio, Cristian, senza h: e lui con i capelli sulle spalle, rischiosam­ente coatti). Una favola, scrissero. Forse, può darsi, se ancora c’è qualcuno che crede alle favole. Certo quei due che adesso ballano e si divertono — Coccoluto immenso — hanno tenuto benissimo agli urti di una vita mediatica spaventosa e alla fragilità di un amore sbocciato molto presto. «E hanno resistito pure a “piccolo uomo”...»: la perfida signora in lungo di prima. «Ho saputo dei regali che porterà». Non si può dire che i regali di Spalletti non siano stati pensati. Per Francesco: la riproduzio­ne della DeLoren, la macchina del tempo del film «Ritorno al futuro». Per Ilary: il cd della canzone di Mia Martini, «Piccolo uomo» (se qualcuno pensa che Ilary, appresa la notizia, possa essersi sentita in impaccio, sbaglia: lei l’impaccio se lo mangia). Coccoluto urla: «Siete stanchiiii­i?». I calciatori della Roma, proprio no. Stupisce anzi la determinaz­ione, la resistenza, l’entusiasmo con il quale si esibiscono in pista (Manolas, Iturbe, Paredes, Perotti, Florenzi) e così è inevitabil­e ripensare alla partita di domenica scorsa a Torino, persa contro il Toro, quando la maggior parte di loro ha sfoggiato gambe flaccide e rassegnata impotenza. Chiacchier­e sparse. Malagò: «Non è elegante dire che regalo ho fatto a Totti». Sul cartoncino d’invito l’indicazion­e della fondazione cui devolvere soldi in beneficien­za. Una hostess: «Ma che fisico ha Borriello?». La sua amica: «Naaa… Troppo tatuato». Arriva Daniele De Rossi con Sarah Felberbaum. E arriva anche Luciano Spalletti. Vestito di nero. Con una faccia nera. Su una Fiat Panda nera.

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