«Farò il terzo predellino»
Nei giorni in cui si legge con gusto «la commemorazione dei nemici», lavora alla commemorazione di se stesso: «Farò un terzo predellino».
Il visionario Berlusconi continua ad avere una sola e unica visione: Berlusconi. E infatti nei giorni in cui legge con gusto misto a indignazione «la commemorazione dei nemici», lavora alla commemorazione di se stesso con un approccio programmatico e niente affatto consuntivo: «Farò un terzo predellino», dopo quello di Casalecchio di Reno e dopo quello di Milano. Se glissa ancora sulla data c’è un motivo, lo si intuisce da un passaggio dell’intervista concessa a Libero dal suo avvocato Ghedini: «A primavera, vogliamo sperare, davanti alla Corte europea l’ingiusta condanna del primo agosto 2013 sarà riconosciuta con tutte le sue anomalie. Il presidente risulterà doppiamente e totalmente innocente».
«Lo so che ci ridono sopra», dice il Cavaliere. È da anni che sente ridere di sé. Fu proprio questo l’argomento con cui accolse Martino ad Arcore in una sera d’estate del 1993: «Caro professore, quando stavo nel campo dell’edilizia e spiegai ai miei collaboratori che volevo costruire una nuova città, loro risero. Quando annunciai all’avvocato Agnelli che avevo acquistato una tv per fare concorrenza alla Rai, lui rise. Quando dissi a Boniperti che avevo preso il Milan per vincere in Italia e nel mondo, lui rise. Ora la prego, se le dico che voglio fondare un partito per andare al governo, non rida».
La futura «tessera numero due» di Forza Italia faticò a restar serio, più o meno lo stesso sforzo che Berlusconi legge sui volti annoiati dei dirigenti azzurri quando — ad ogni riunione — parte con la storia del «complotto» e chiude una decina di minuti dopo con «l’assoluta certezza» che la Corte europea «mi restituirà l’onore». Se il Cavaliere è stato sempre vissuto come un folle, è perché a un visionario nessuno può dar mai ragione. Perciò di quegli scherni non si cura, capace com’è stato (finora) di capovolgere il senso dello slogan sessantottino, e di seppellire gli altri sotto le loro risate. Così, nonostante la torta di compleanno sia stracolma di
Il promemoria Ai big di FI un foglio con i risultati raggiunti dal 1994 al 2011: «Ripassateli e citateli»
candeline, Berlusconi non cambia obiettivo né liturgia.
L’intervista a Chi è la plastica rappresentazione di ciò che non pensa davvero e nel profondo di se stesso: l’immagine del «patriarca» che guarda «in modo ancora incerto al futuro», somiglia alla foto con cui si offrì senza filtri e con le rughe per contrapporsi al giovanilismo di Renzi. Certo è sincero quando racconta che, con l’arrivo della malattia «e soprattutto con l’operazione, ho avuto la consapevolezza di essere ormai un uomo di ottant’anni». Ma è nel rendiconto politico, è dopo aver spiegato di esser sceso in campo «solo per impedire l’ascesa al potere dei comunisti», che Berlusconi si tradisce: «Non ho mai sbagliato un colpo».
Eccolo. Non è tanto per l’assoluzione che si concede a
Il bilancio politico dell’ex premier e lo sguardo rivolto al futuro: «Non ho mai sbagliato un colpo» L’attesa fiduciosa della primavera per la sentenza di Strasburgo
fronte dei suoi (numerosi) errori, la dissoluzione di un patrimonio elettorale svanito nella diaspora del Pdl, o le «eccessive distrazioni», come Gianni Letta definiva la vita notturna del Cavaliere. In quel «non ho mai sbagliato un colpo» c’è la proiezione di Berlusconi oltre le celebrazioni del momento, oltre quelle lapidi a nove colonne che confida di rompere «in primavera» per salire sul predellino «per la terza volta». Già in passato, peraltro, aveva applicato lo stesso schema: quattro anni fa lanciò le primarie nel Pdl, con tanto di video in cui spiegò che «il partito si deve aprire al futuro». Due settimane dopo, oplà, Berlusconi si ripropose come l’«indispensabile».
E c’è la prova di quale sia il suo autentico stato d’animo, sta nella reazione con cui Conva falonieri commenta da qualche giorno la lettura dei quotidiani: «Uè, ma basta con ‘sti coccodrilli sul Silvio!». Il patron di Mediaset ha un rapporto simbiotico con il fondatore del centrodestra, che non manca mai di parlare dell’amico con cui si stringeva in gradinata a San Siro. «Anche la settimana scorsa dopo la riunione di Forza Italia ne ha fatto cenno», rivela l’ex ministro Matteoli: «Mi ha preso da parte e mi ha mostrato una cornice. Dentro c’era una foto in bianco e nero, sarà stata di sessanta anni fa. Nell’immagine si vede- l’ingresso di un locale e un’insegna: Ristorante Berlusconi-Confalonieri».
La ditta si è ingrandita per effetto delle smisurate ambizioni di un ottantenne visionario che vede sempre se stesso nel futuro. E che legge il futuro attraverso gli amatissimi sondaggi, dai quali ha tratto il convincimento che i paradigmi ideologici del Novecento sono superati, che le giovani generazioni sono irraggiungibili, che i vecchi strumenti di comunicazione sono obsoleti: «E allora bisogna cambiare». Ma con lui comunque al centro del suo sistema tolemaico. Servirà del tempo per capire se Berlusconi si renderà conto di non poter più comandare ma di poter ancora contare. Il referendum costituzionale potrebbe essere uno spartiacque, se rispetto al desiderio di «dare una lezione a quel bulletto» di Renzi, prevalesse la preoccupazione di non consegnarsi a Grillo: «Perché non vorrei che la vittoria del No passasse nel Paese come un trionfo dei Cinque Stelle».
Gli alti e bassi della riabilitazione, quel mal di vivere che in certi giorni l’ha tormentato più del dolore fisico, sembrano scomparire quando si presenta: un gruppo di industriali gli ha sentito raccontare ancora le barzellette; i dirigenti di Forza Italia gli hanno visto mangiare quattro porzioni di parmigiana; a Brunetta che gli consigliava di comprarsi Mps — «con poche centinaia di milioni pensa che smacco daresti ai compagni comunisti» — ha risposto pronto che non ci pensa proprio: «No no, lì dentro ci sono solo debiti».
E nel tourbillon di appuntamenti, sopra quel caos che gestisce e con cui disorienta tutti, dentro quel caveau di sentimenti dove c’è posto solo per la famiglia e per gli amici di una vita, l’ex premier pensa al suo riscatto, alla prossima primavera, al suo «terzo predellino», come se il tempo fosse un problema altrui. Chissà cosa avrà pensato la primogenita Marina — diventata per il Cavaliere «madre, sorella e figlia» — quando ha saputo che il padre, all’ultima riunione di Forza Italia, ha distribuito a tutti i presenti quel foglio.
La discussione era finita, si era esaurito anche il «fuori programma» su Parisi, con cui Berlusconi aveva saggiato le reazioni del suo gruppo dirigente. E c’era ancora un po’ di tensione sul ruolo del manager, considerato per molti «un intruso», quando il Cavaliere ha fatto capire cosa ha in testa e chi ha in testa davvero quando si proietta nel futuro. In quel foglio erano elencate tutte le realizzazioni politiche di Berlusconi, dal 1994 fino al 2011: «Ripassatele a memoria e citatele quando andate in tv. Il resto non conta». Il visionario non ha cambiato visione.