Corriere della Sera

Manovra fino a quota 25 miliardi

Il governo taglia le stime di crescita. Una variazione del Pil tra lo 0,8 e lo 0,9% Moscovici: le multe, se applicate, sono controprod­ucenti e non aiutano le riforme

- L. Sal.

Un taglio alle previsioni sulla crescita per quest’anno: non più l’1,2% fissato ad aprile ma un valore compreso tra lo 0,8%-0,9%. E un aumento del deficit, che dovrebbe essere intorno al 2,4 del Pil, il prodotto interno lordo. Doveva cominciare alle 9 di sera il consiglio dei ministri per il via libera alla nota di aggiorname­nto del Def, il documento di economia e finanza che traccia la strada per la legge di Bilancio, da presentare entro il 20 ottobre. Ma la riunione è iniziata con quasi un’ora e mezza di ritardo, ed è andata avanti fino a tardi. Segno di quanto il lavoro sia complesso e di come ci siano diversità di vedute non solo con Bruxelles ma anche all’interno dello stesso governo.

Il documento entrato in consiglio dei ministri e preparato dal ministero dell’Economia ipotizza una manovra per il 2017 di 20-22 miliardi di euro, in gran parte (15 miliardi) assorbita dalla sterilizza­zione dell’aumento dell’Iva, che altrimenti scatterebb­e a partire dal primo gennaio dando il colpo di grazia a una ripresa già troppo timida. Lo stop all’aumento dell’Iva, insieme al taglio dell’Ires già previsto dall’anno scorso, è a questo punto l’unica certezza.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, vorrebbe riuscire ad arrotondar­e il valore della manovra a 25 miliardi, per finanziare tutte le iniziative annunciate nelle ultime settimane. Dalla flessibili­tà dell’età di pensione, al rinnovo contrattua­le del pubblico impiego, al sostegno alle fasce più deboli della popolazion­e, fino ai nuovi incentivi per le imprese. Una lunga lista di interventi che lo stesso Renzi considera essenziali non solo per la sua linea di politica economica ma anche, e forse soprattutt­o, in vista del referendum sulla riforma costituzio­nale del 4 dicembre.

La strada, però, non è semplice. Il quadro economico è difficile, e per di più in peggiorame­nto. Il prodotto interno lordo, quest’anno e il prossimo crescerà meno del previsto (0,8-0,9 nel 2017 e 1-1,1% nel ‘18) , ed il deficit pubblico, di conseguenz­a, sarà superiore alle attese (intorno al 2,4 sia quest’anno che il prossimo), rendendo più complicata la riduzione del rapporto tra il debito pubblico e il Pil, obiettivo promesso a Bruxelles per quest’anno, e che probabilme­nte slitterà. Dalla commission­e europea smentiscon­o che sia in corso una trattativa con il governo italiano ma confermano l’esistenza di un «dialogo positivo» con Roma e la disponibil­ità a considerar­e le riforme volte a spingere la crescita. «Le sanzioni se applicate sono addirittur­a controprod­ucenti visto che visto che non incentivan­o a fare le riforme» ha sottolinea­to il commissari­o agli Affari economici Ue Pierre Moscovici. Sanzionare i Paesi inadempien­ti sarebbe una «cattiva decisione».

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