Le misure allo studio
Assegni in anticipo, il taglio del 6%
Nel disegno di legge di Bilancio ci sarà un corposo pacchetto per chi è in pensione e per chi sta per andarci. Il costo complessivo dovrebbe essere di 1,5 miliardi. L’Ape, l’anticipo pensionistico, consentirà di lasciare il lavoro tre anni prima del previsto ai nati tra il 1951 e il 1953. Chi deciderà di usarlo volontariamente subirà un taglio dell’assegno netto pari al 6% per ogni anno di anticipo. Per le categorie tutelate (disoccupati, disabili e altre in via di definizione) la penalizzazione sarà più bassa, al massimo il 3% l’anno. La 14esima, l’assegno supplementare fino a 500 euro, sarà estesa a un altro milione di pensionati, alzando la soglia massima di reddito: da 750 a 1000 euro lordi al mese
Scende l’Ires per le imprese
Per le imprese c’è una misura già decisa per l’inizio del 2017 e che nella manovra dovrebbe essere confermata: la riduzione dal 27,5% al 24% dell’Ires, l’imposta sul reddito delle società. Rinnovo possibile anche per il super ammortamento, la possibilità di ammortizzare fiscalmente al 140% del loro valore i beni strumentali nuovi acquistati dalle aziende. La misura potrebbe essere estesa ai beni immateriali. E potrebbe prevedere una soglia ancora più alta (il 200%), per alcune categorie di beni strumentali, come gli investimenti ad alto contenuto tecnologico e digitali. Allo studio, ma da definire, c’è poi una revisione dell’Ace, l’incentivo fiscale per la capitalizzazione delle imprese
Statali, lo sblocco del contratto
Per i dipendenti pubblici dovrebbe arrivare lo sblocco del contratto, fermo da sette anni. E un aumento delle risorse da mettere sul piatto, rispetto ai 300 milioni di euro già stanziati. È possibile che si arrivi al miliardo. Il punto è come distribuire i soldi. Il governo è intenzionato a fissare una soglia al di sopra della quale non ci saranno aumenti per lo stipendio base. Si parla di una cifra intorno agli 80 mila euro, che escluderebbe i dirigenti. Per gli altri gli aumenti non dovrebbero essere a pioggia ma legati alla produttività. Una scelta che punta a rendere più efficiente la pubblica amministrazione e a evitare che chi è sotto i 26 mila euro lordi all’anno perda il bonus da 80 euro al mese
I premi di produttività, più incentivi
Per i lavoratori dipendenti del settore privato saranno potenziati gli incentivi al salario di produttività, in sostanza i premi aziendali. Oggi la tassazione agevolata al 10% si applica a chi guadagna meno di 50 mila euro lordi l’anno e sui premi fino a 2 mila euro. Dal 2017 dovrebbero salire tutte e due le asticelle, comprendendo i redditi fino a 80 mila euro lordi l’anno e i premi fino a 5 mila euro. Allo stesso tempo diminuirà lo sconto ai contributi per i nuovi contratti stabili, quelli a tutele crescenti: nel 2015 lo sconto era il 100% per 36 mesi, nel 2016 il 40% per 24 mesi. Nel 2017 potrebbe scendere al 20% per 12 mesi. Il governo potrebbe anche mettere fine allo sconto generalizzato
Partite Iva, giù le aliquote
Un pacchetto di interventi dovrebbe riguardare anche i lavoratori autonomi. Per le partite Iva non iscritte alla gestione separata dell’Inps, e che non fanno parte di un ordine professionale, ci saranno due punti in meno di aliquota contributiva: dal 27 al 25%. Senza un nuovo intervento la stessa aliquota salirebbe al 33%, per effetto di una norma contenuta nella Riforma Fornero che prevedeva un aumento progressivo nel tempo. La misura dovrebbe riguardare circa mezzo milione di persone. Allo stesso tempo, però, dovrebbe salire il contributo per le spese assistenziali, che copre dalla malattia alla maternità. Dallo 0,72% di adesso si dovrebbe passare all’1%, forse all’1,25%
Tasse, niente interessi e sanzioni
Sul piatto dell’esecutivo, in vista della manovra per il 2017, c’è anche una nuova rottamazione, ben più spinta di quella varata con la legge di Stabilità del 2014, delle cartelle di Equitalia. Non si tratterebbe di una sanatoria, perché il piano prevede il pagamento di tutte le imposte dovute, ma con la cancellazione di interessi di mora, sanzioni e aggio di riscossione. La differenza rispetto al passato è la rateizzazione. Allora si potevano evitare interessi e sanzioni solo pagando le cartelle in unica soluzione. Questa volta si pensa alla loro rateizzazione su un periodo massimo di tre anni. Oggetto dello sgravio sarebbero anche le cartelle già rateizzate e in corso di pagamento