Corriere della Sera

Bossi: gli voglio bene, ho sofferto come lui Quelle sere ad Arcore tra minestra e strategie

- Di Paola Di Caro

Alla fine, da dietro la scrivania del suo ufficio a Montecitor­io — bandiera della Lega alle spalle, sul mobiletto accanto foto con lui e Berlusconi abbracciat­i — chiede un «favore»: «Se può, scriva col cuore». Perché il lungo rapporto tra il Senatùr e il Cavaliere è uno strettissi­mo e tumultuoso sodalizio politico, ma anche la storia di una grande amicizia. «Gli voglio bene», dice Umberto Bossi dell’alleato

storico, che alla soglia degli 80 anni «non ha chiuso la sua stagione. Ha lasciato il segno nella politica, ma ancora serve il suo tratto per cambiarla». E — gli dirà domani quando gli farà gli auguri per il compleanno — il momento per tornare in campo è ora: «Ha passato mesi durissimi, quell’operazione comporta dolori insopporta­bili. E quando soffri così, o ce la fai a girare la manopola o non lo superi. A me successe di afferrarla quando per la prima volta, nella clinica Svizzera dove ero ricoverato, ripresi a fare i primi passi. Lui ha già cominciato a girarla. Tra poco potrà tornare nelle piazze, a parlare al suo popolo: gli basterà per far risalire FI, anche la Lega ne ha bisogno».

Perché non crede Bossi che Berlusconi pensi a mollare: «Me lo dice ogni volta, “lascio la politica solo quando la lasci tu”». E lui, il Senatùr, non ne ha intenzione: «Io sono stato aggredito dalla magistratu­ra, e per il bene della Lega ho fatto un passo indietro. Lui deve resistere». Non è ora di passare la mano: «L’ha pensato solo rispetto ai figli, a Piersilvio in particolar­e. Ma per il resto “FI — dice — l’ho fatta io, perché dovrei consegnarl­a a chi aspetta solo la pappa pronta?”».

Sospira Bossi: «Il rinnovamen­to serve, ma noi vecchi ci credevamo, avevamo ideali. Questi nuovi pensano solo alla carriera». Altra pasta, l’amico Silvio: «È simpatico, vicino alla gente, umano. Al primo consiglio dei ministri dopo la vittoria del ’94 ci disse serio: “Comportate­vi bene, che il titolo di ministri vi resterà tutta la vita”, pensava fosse una cosa nobiliare, che si tramanda... È sempre stato semplice dentro Berlusconi, e come diceva Leopardi gli uomini più importanti sono quelli semplici».

Che poi «all’inizio avevo il sospetto che come tanti ricchi non gli importasse molto dei lavoratori. Macché: lui si preoccupa per tutti. Una volta qui fuori dalla Camera una signora mi chiese aiuto, voleva vendere un rene per pagare la clinica a suo marito malato. Lo chiamai: “Silvio, c’è una persona che solo tu puoi aiutare”. La ricevette immediatam­ente, ascoltò, staccò l’assegno per pagare tutte le spese. E quante volte l’ha fatto».

Informale: «La canottiera a Villa Certosa? Mi chiamò all’improvviso, io ero in Sardegna da un amico, gli dissi “ma sto in relax, non ho nemmeno una camicia”. E lui: “Ti mando a prendere, che importa cosa hai addosso?”». Ossessivo: «Mi voleva convincere a tingermi i capelli: “Ti levano vent’anni, è importante!”. E io: “Sono troppo pigro, pensa se ogni settimana devo farmi il ritocco...”». Appassiona­to: «I lunedì di Arcore andavamo avanti per ore io, lui e Tremonti a parlare solo di politica, davanti alla solita minestrina, che quella si mangiava lì». Curioso: «Facevo da tramite tra lui e il mio figlio più piccolo, tifoso del Milan. Uno gli dava i suggerimen­ti su chi comprare, l’altro gli svelava cose di spogliatoi­o». Sospettoso: «Il suo difetto è ascoltare troppa gente, fidarsi di chi lo monta contro questo o quello. Si convinse che Tremonti volesse scalzarlo, sbagliò».

Sbagliò ancora, Berlusconi: «Quando si separa dalla moglie, resta senza la famiglia, gli amici, un uomo può sbandare. Avrei dovuto dirglielo con più chiarezza». Ma «si è rialzato, eccome: pensavano di punirlo mandandolo a curare i vecchietti malati, e invece “sto bene lì, faccio pure gli scherzi quando li imbocco, sapessi le risate”, mi raccontava». Ora c’è l’ultima salita, tornare in campo: «Può farcela, anche il cuore è un muscolo, si allena. Al mio compleanno (il 19 settembre, 75 anni, ndr) è notte e mi telefona, tutto ansimante: “Silvio, stai bene”? “Sì, è che ho fatto le scale di corsa per farti gli auguri prima della mezzanotte!”. Bene, vuol dire che è guarito».

 ??  ?? In Aula Berlusconi saluta affettuosa­mente Umberto Bossi
In Aula Berlusconi saluta affettuosa­mente Umberto Bossi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy