Scienza che libera da una natura che non è benigna
Siamo sempre più liberi dai nostri condizionamenti biologici, specialmente da quelli negativi. Il nostro patrimonio genetico ci permette di vivere, crescere e riprodurci, ma a volte fa i capricci, anche brutti capricci, dalle conseguenze talvolta raccapriccianti. O mortali. Lo scopo della genetica è liberare noi, ma anche altri esseri viventi, da questo eventuale sortilegio negativo. È un’opera che va avanti da decenni e che segna in questi giorni una nuova data. Compie 5 mesi un bimbo sano, nato con la tecnica detta dei «tre genitori», che altrimenti sarebbe stato gravemente malato. Dal punto di vista teorico la cosa non è nuovissima, ma la sua applicazione clinica è stata approvata da poco e ha dato ora il suo primo frutto. Di che si tratta? Di una delle tante contorsioni della natura che noi insistiamo a considerare solo benigna. Da quasi un secolo sappiamo che i geni del nostro patrimonio genetico possono essere «mutati», avere cioè una forma non canonica, più o meno pericolosa, ma per lo più si tratta di geni che stanno nel nucleo delle nostre cellule, e che perciò fanno parte del Dna detto «nucleare». Ma non è solo questo a possedere dei geni; c’è un po’ di Dna, pochi geni in verità, anche in un organello cellulare chiamato mitocondrio. Questi di solito non destano preoccupazione, ma può capitare che anche qualcuno di questi geni sia «mutato», portando gravi disturbi nervosi e muscolari. Occorre quindi occuparsene. I mitocondri, e quindi i loro Dna, lo portano quasi solo le madri, nel citoplasma delle loro cellule germinali, le cellule uovo. Se una prossima madre porta nei propri mitocondri geni mutati deleteri, si può «mettere insieme» un neonato che porti il Dna nucleare di padre e madre, ma quello mitocondriale di un’altra donna, che non possieda geni mitocodriali difettosi.