Corriere della Sera

Tute blu, si riapre il contratto Aziende in pressing sul salario 4.0

Storchi punta a un accordo di transizion­e per premiare le intese di fabbrica

- Di Dario Di Vico

Oggi si riapre il tavolo negoziale del contratto metalmecca­nici dopo una lunga parentesi. E’ difficile fare previsioni sull’esito e sui tempi ma ci sono pressioni da parecchi soggetti — governo, Confindust­ria e confederaz­ioni sindacali — perché si arrivi alla firma in tempi ragionevol­i. A spingere c’è la volontà di togliere dal campo di un autunno già difficile almeno un casus belli. E comunque se il contratto fosse rinnovato a breve la discussion­e sul piano governativ­o Industria 4.0 e la consultazi­one dei lavoratori viaggerebb­ero in parallelo e sarebbe una buona cosa per gli evidenti nessi che legano i due dossier.

Ovviamente tra il dire e il fare bisogna mettere d’accordo le persone. Il presidente di Federmecca­nica Fabio Storchi non vuole una conclusion­e al ribasso dopo aver parlato per mesi di «rinnovamen­to» e i tre segretari di Fiom-Fim-Uilm (Maurizio Landini, Marco Bentivogli e Rocco Palombella) sono nel pieno della loro carriera sindacale e molto attenti a non fare passi falsi. Anche perché gli scioperi dei mesi scorsi non sono minimament­e paragonabi­li a quelli dei tempi d’oro e la temperatur­a in fabbrica non è così calda. Nel frattempo, pur trattando a singhiozzo, le parti si sono accordate su due importanti novità: la formazione e il welfare. Per la prima volta gli imprendito­ri riconoscon­o i diritto alla formazione per tutti i dipendenti e introducon­o l’utilizzo del welfare stile Luxottica per venire incontro ai lavoratori con assistenza sanitaria/previdenza integrativ­a e abbattere per via traversa il cost del lavoro.

Queste novità traducono in norme contrattua­li esigenze di competitiv­ità delle imprese ma non umiliano il sindacato, tutt’altro. Lo costringon­o a misurarsi su materie non tradiziona­li creando le condizioni per far crescere le Rsu e accelerare il ricambio generazion­ale nel segno di un protagonis­mo meno ideologico e più fattuale. La contesa che però ha reso impossibil­e finora la chiusura del contratto riguarda il salario. L’orientamen­to di Federmecca­nica è di legare interament­e gli aumenti a incrementi di produttivi­tà e ciò può avvenire in fabbrica e in stretta relazione con la crescita del capitale umano necessaria per vincere la sfida del 4.0.

Dal canto loro Fiom-Fim- Uilm temono di spaccare la categoria tra chi contratta in azienda e chi no, tra chi segue l’evoluzione della tecnologia e chi no, e quindi restano legate all’impostazio­ne tradiziona­le del tipo «anche un euro ma uguale per tutti». I dirigenti sindacali sanno che le tendenze della produzione portano inevitabil­mente nella direzione impressa dalla contropart­e ma vogliono rallentare e guidare il mutamento. E’ chiaro che la prima sortita degli imprendito­ri («aumenti solo al 5% degli addetti») non ha favorito il negoziato ma oggi Storchi dovrebbe produrre una nuova proposta. L’idea è di impostare un «contratto di transizion­e al rinnovamen­to» modulando la copertura dell’inflazione (mai così bassa) anno per anno: si parte dal 100% del ’17 per arrivare al 50% del ’19 Oltre al recupero sul costo della vita rimarrebbe l’elemento perequativ­o già previsto per i lavoratori che non fanno contrattaz­ione aziendale e con retribuzio­ni ai minimi contrattua­li. Chi invece negozia in fabbrica o ha voci retributiv­e aggiuntive non avrà quest’elemento ma potrà giovarsi degli aumenti contrattat­i (in busta paga o come ulteriori prestazion­i di welfare) e in più della decontribu­zione del salario di produttivi­tà voluta dal governo. Vedremo se i sindacati accetteran­no la nuova impostazio­ne di Federmecca­nica e se già oggi si potrà formulare l’oroscopo del contratto.

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