Tute blu, si riapre il contratto Aziende in pressing sul salario 4.0
Storchi punta a un accordo di transizione per premiare le intese di fabbrica
Oggi si riapre il tavolo negoziale del contratto metalmeccanici dopo una lunga parentesi. E’ difficile fare previsioni sull’esito e sui tempi ma ci sono pressioni da parecchi soggetti — governo, Confindustria e confederazioni sindacali — perché si arrivi alla firma in tempi ragionevoli. A spingere c’è la volontà di togliere dal campo di un autunno già difficile almeno un casus belli. E comunque se il contratto fosse rinnovato a breve la discussione sul piano governativo Industria 4.0 e la consultazione dei lavoratori viaggerebbero in parallelo e sarebbe una buona cosa per gli evidenti nessi che legano i due dossier.
Ovviamente tra il dire e il fare bisogna mettere d’accordo le persone. Il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi non vuole una conclusione al ribasso dopo aver parlato per mesi di «rinnovamento» e i tre segretari di Fiom-Fim-Uilm (Maurizio Landini, Marco Bentivogli e Rocco Palombella) sono nel pieno della loro carriera sindacale e molto attenti a non fare passi falsi. Anche perché gli scioperi dei mesi scorsi non sono minimamente paragonabili a quelli dei tempi d’oro e la temperatura in fabbrica non è così calda. Nel frattempo, pur trattando a singhiozzo, le parti si sono accordate su due importanti novità: la formazione e il welfare. Per la prima volta gli imprenditori riconoscono i diritto alla formazione per tutti i dipendenti e introducono l’utilizzo del welfare stile Luxottica per venire incontro ai lavoratori con assistenza sanitaria/previdenza integrativa e abbattere per via traversa il cost del lavoro.
Queste novità traducono in norme contrattuali esigenze di competitività delle imprese ma non umiliano il sindacato, tutt’altro. Lo costringono a misurarsi su materie non tradizionali creando le condizioni per far crescere le Rsu e accelerare il ricambio generazionale nel segno di un protagonismo meno ideologico e più fattuale. La contesa che però ha reso impossibile finora la chiusura del contratto riguarda il salario. L’orientamento di Federmeccanica è di legare interamente gli aumenti a incrementi di produttività e ciò può avvenire in fabbrica e in stretta relazione con la crescita del capitale umano necessaria per vincere la sfida del 4.0.
Dal canto loro Fiom-Fim- Uilm temono di spaccare la categoria tra chi contratta in azienda e chi no, tra chi segue l’evoluzione della tecnologia e chi no, e quindi restano legate all’impostazione tradizionale del tipo «anche un euro ma uguale per tutti». I dirigenti sindacali sanno che le tendenze della produzione portano inevitabilmente nella direzione impressa dalla controparte ma vogliono rallentare e guidare il mutamento. E’ chiaro che la prima sortita degli imprenditori («aumenti solo al 5% degli addetti») non ha favorito il negoziato ma oggi Storchi dovrebbe produrre una nuova proposta. L’idea è di impostare un «contratto di transizione al rinnovamento» modulando la copertura dell’inflazione (mai così bassa) anno per anno: si parte dal 100% del ’17 per arrivare al 50% del ’19 Oltre al recupero sul costo della vita rimarrebbe l’elemento perequativo già previsto per i lavoratori che non fanno contrattazione aziendale e con retribuzioni ai minimi contrattuali. Chi invece negozia in fabbrica o ha voci retributive aggiuntive non avrà quest’elemento ma potrà giovarsi degli aumenti contrattati (in busta paga o come ulteriori prestazioni di welfare) e in più della decontribuzione del salario di produttività voluta dal governo. Vedremo se i sindacati accetteranno la nuova impostazione di Federmeccanica e se già oggi si potrà formulare l’oroscopo del contratto.