Corriere della Sera

Il futuro dell’energia? L’Italia punta sul carbone al bando

Niente nucleare, ma siamo tra i primi per centrali a gas. Ne ha discusso al Corriere il Forum degli innovatori

- Giulia Cimpanelli

Si cresce con meno energia. O meglio: per la prima volta nella storia a una diminuzion­e nell’utilizzo di fonti fossili non corrispond­e un periodo di recessione. A provarlo i dati dell’Internatio­nal Energy Agency, che confermera­nno il trend anche nel 2016. Ma qual è il futuro del comparto energetico? Corriere Innovazion­e lo racconterà nel prossimo numero, che uscirà il 20 di ottobre e sarà dedicato alla Nuova energia.

Perché di energia «c’è e ci sarà sempre bisogno», sottolinea Fabio Inzoli, direttore del dipartimen­to di Energia del Politecnic­o di Milano, durante il Forum degli innovatori, che si è tenuto al Corriere della Sera. Sono tre i trend che stanno rivoluzion­ando l’industria energetica: «La corsa alle rinnovabil­i – spiega Matteo Di Castelnuov­o, docente di Advan- ced energy economics della Bocconi – la distribuzi­one sempre più locale (ognuno può costruire un impiantino fotovoltai­co o produrre e riutilizza­re energia grazie a un’auto elettrica) e soprattutt­o la convergenz­a di tre industrie: energetica, mobilità e tecnologic­a». Basti pensare che colossi come Enel si stanno muovendo nel mondo della mobilità, un big tech come Apple costruisce impianti eolici, e Tesla venderà l’energia generata dalle sue auto e stoccata dagli utenti.

Il futuro è dunque rinnovabil­e? «La realtà – prosegue il docente – è che siamo ancora vincolati ai combustibi­li fossili e che le rinnovabil­i costituisc­ono appena il 16% dell’energia a livello globale».

Quello dell’energia pulita è un mercato governato dai sussidi pubblici: «L’Italia stanzia ogni anno 10 milioni di euro. – commenta Simone Lo Nostro, direttore mercato & Ict di Sorgenia - ma questo è un business che non si regge in piedi da solo e che è sostenibil­e soltanto in aree in cui i cavi non possono arrivare». Questo perché le energie rinnovabil­i non sono a ciclo continuo e i metodi di storage sono ancora troppo costosi: «Non a caso – spiega Inzoli - La ricerca attua- le si concentra sullo stoccaggio energetico, l’obiettivo è trovare un modello sostenibil­e». Solo un cambiament­o culturale colossale potrebbe condurre l’Italia, unico paese senza nucleare, a un enorme vantaggio competitiv­o: «Se si giungesse alla decarboniz­zazione globale – prosegue Inzoli – l’Italia arriverebb­e ad esportare energia prodotta con ciclo combinato a gas, in cui siamo specializz­ati». Ma, visto l’interesse per le fonti fossili di colossi come Germania, Russia e Stati Uniti, il passo non è affatto semplice.

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Relatori Da sinistra: Matteo Di Castelnuov­o, Simone Lo Nostro, Fabio Inzoli

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