Se l’11 settembre 2001 ci fosse stato Twitter
La tecnologia influenza la Storia. E anche il modo di raccontarla. È sempre stato così: l’arrivo della fotografia cambiò il Congo belga quando le immagini scattate dalla missionaria Alice Harris sulle mutilazioni subite dai locali scossero la borghesia europea grazie alla pubblicazioni sui quotidiani dell’epoca. La stessa fotografia della bambina colpita dal Napalm in Vietnam e censurata recentemente da Facebook, secondo alcuni osservatori, avrebbe accelerato il ritiro delle truppe americane. L’opinione pubblica — immagine che oggi rischia di sembrare retorica — ha potuto influenzare le scelte politiche anche grazie alla tecnologia, non solo con l’esercizio del voto. Dal caso del Congo belga abbiamo avuto la tv, internet e, più recentemente, i social network. Ora che l’economia dei tweet è in discussione (la società sta cercando un acquirente) sembra strano ricordarlo, ma solo l’11 settembre del 2001 Twitter & Co. non esistevano. A quindici anni di distanza è facile imbattersi in questi giorni in qualche documentario su quanto accade quel giorno lungo 102 minuti. Il documentario «I 102 minuti che sconvolsero il mondo», in particolare, ha raccolto video di 100 persone che quel giorno, da diverse angolazioni, hanno vissuto Manhattan e l’11 settembre. Quello che manca sono i video di cosa accadde all’interno delle Torri Gemelle. È risaputo che la rete internet dei cellulari non smise di funzionare a New York, così, se allora ci fossero stati smartphone e social network oggi avremmo un altro pezzo di storia. Le persone sospese sulle finestre sembrano ancora oggi irreali, come i corpi che cadono. Ma pensiamoci: 102 minuti. Ci sarebbe stato tutto il tempo per trasmettere foto, video e audio. Avremmo l’angoscia in streaming di ciò che provarono le persone lì dentro. Cosa che possiamo solo sospettare. Quello che colpisce nelle ricostruzioni documentaristiche è che abbiamo solo gli esterni. Le strade. Le torri da tutte le angolazioni. Le macerie. Il fumo. Sembra una trasmissione da Marte. Ma ciò che accadde nelle Torri rimane un’angoscia impenetrabile: non li guardiamo in faccia. Ed è questa la differenza: i social network hanno iniettato i singoli, gli individui, le piccole storie nella storia. Se ci fosse stato Twitter avremmo lo streaming volto per volto, account per account dell’11 settembre. Un po’ è come se gli smartphone fossero le nostre «scatole nere» personali. Forse non siano ancora preparati per questo. Ma come per il Congo belga questo è destinato ad influenzare la nostra Storia.