Corriere della Sera

I giochi d’azzardo di Alain Elkann con il fascista che amava le donne

- Di Carlo Baroni

Pierre è un cacciatore di storie: un modo romantico per dire che fa il giornalist­a. Le «prede» le deve stanare. Ma non è detto. Qualche volta lo vengono persino a cercare. E allora cambia tutto. La sua vita diventa un safari infinito dove conta solo andare. Basta una traccia, un’orma nella memoria per riaccender­e il motore della curiosità. La sua viene dal passato. Per questo nessuno la può cancellare. Ci sono di mezzo una guerra, un Paese diviso, donne che sanno bene cosa vogliono e così finiscono per non decidere niente.

Il fascista di Alain Elkann (Bompiani) ci ributta indietro e avanti nel tempo. Il protagonis­ta è un italiano già nel nome, Italo Veneziani. Come tanti folgorato dall’impeto di una rivoluzion­e che si metteva in marcia e poi si faceva regime. Lui aveva creduto nel capo supremo. La possibilit­à di un riscatto per un Paese sempre sul filo del fuorigioco. Anche Italo, che non è granché come uomo (un incidente in auto ha peggiorato un corpo che già non si faceva notare), riesce ad avere un ascendente che ha dell’inspiegabi­le con le donne. Certo è colto, certo ci sa fare. Suona persino bene. Ma quanti ce ne sono così? E allora sarà un mistero che si intuisce a metterci del suo.

Prima riesce a far invaghire una nobildonna britannica, poi a sposarsi una giovane francese. Bellissime, giusto per. Qui la pellicola si frantuma. La guerra è agli sgoccioli come la vita di chi ha indossato, credendoci, la camicia nera. Italo sparisce. Qualcuno dice catturato dai partigiani, altri puntano il dito sui tedeschi. Già, perché Italo avrebbe cambiato bandiera e rinnegato il passato. Sia come sia. Non c’è più. Morto e, probabilme­nte, sepolto. Finché un testimone racconta di averlo visto a Gerusalemm­e negli anni Sessanta. E lo dice a Pierre. È già abbastanza per farci un’inchiesta giornalist­ica.

Il gerarca sparito è vivo. Ma c’è di più. Il padre di Pierre ha sposato la moglie di Italo, Marie. Lui e la sorella Alice si conoscono da sempre. L’inchiesta è uno slalom tra gli anfratti della memoria e se sbagli rischi di farti e fare male. La matassa è fatta di fili che seguono strade improbabil­i. Sui biglietti aerei e dei traghetti di Pierre c’è scritto Gerusalemm­e, isola di Patmos, Arles. E ci sono tracce che portano a Londra, Parigi, forse la Spagna o il Portogallo. Una corsa per recuperare pizzini di un racconto che per decifrarli ci vuole altro che un esegeta dell’animo umano.

Si capisce il perché del fascino enigmatico di Italo. Un uomo qualunque a prima vista, un pozzo di sorprese appena ti avvicini. La traccia che porta all’isola di Patmos, e proprio lì dove Giovanni scrisse l’Apocalisse,è più di una coincidenz­a. Perché se non proprio una catastrofe, di sicuro un rivolgimen­to è alle porte. Forse Italo ha tradito, il partito, la moglie, forse è diventato comunista, magari si è risposato. O magari è rimasto sempre se stesso, mentre erano gli altri a cambiare. E le donne che sembrano sullo sfondo, a guardare bene sono i ranger che conoscono tutte le orme importanti in questo safari. Quelle di Italo e le compagne di Pierre. Conquistat­e e lasciate ma mai per sempre. Insieme all’amico Sandro, una figura che appare e scompare. Un faro anche quando la sua luce si spegne per sempre.

Pierre si rende conto di non averlo mai conosciuto davvero. La ricerca di Italo è piena di tracce che portano anche a Sandro. L’amico andato in avanscoper­ta all’insaputa di Pierre. Gli si rivela nei ricordi di chi l’ha frequentat­o senza che lui ne sapesse nulla. Quasi volesse lasciargli un’eredità che non arrugginis­ce mai. Un mondo a cui non devi affezionar­ti troppo, figuriamoc­i legarti o anche solo innamorart­i. Lui ci ha provato con tante, con Vera di più. Per questo quando finisce, ma finisce davvero?, le scorie ti restano addosso e non c’è verso di far finta di niente.

sarà presentato dall’autore il 5 ottobre a Torino (ore 21, Circolo dei Lettori, con Giuseppe Culicchia, Giorgio Ficara, Maurizio Molinari); il 6 a Milano (ore 18.30, Biblioteca Braidense, con Chiara Beria di Argentine, Giordano Bruno Guerri, Salvatore Silvano Nigro); il 7 a Roma (ore 18.30, Biblioteca Angelica, con Elisabetta Rasy, Giorgio Montefosch­i, Marcello Sorgi)

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