Corriere della Sera

Se Dylan canta Dante

I grandi della letteratur­a italiana ispirano i successi del rock: versi pasolinian­i per Patti Smith e gli Arcade Fire citano Eco

- Luca Mastranton­io

Ma Dante era rock? E Pasolini? Sì, due pietre che non hanno mai smesso di rotolare su corde e tastiere. Rock come Marinetti, Sanguineti e persino Calvino ed Eco, scrittori non proprio viscerali. Chi lo dice? Bob Dylan, Patti Smith, Morrissey, Tom Yorke e compagnia cantante che ha tradotto, omaggiato, rivisitato versi e vario materiale di alcuni protagonis­ti della letteratur­a italiana, in particolar­e della poesia. Lo racconta in Poesia in forma di rock (Arcana, prefazione di Carlo e Paolo Verdone) Giulio Carlo Pantalei, nato Roma nel 1990, laureato in italianist­a, borsista di ricerca a Oxford (oltre alla passione per la musica, da studioso e musicista, con il gruppo Panta).

Già dal titolo, una cover della raccolta Poesia in forma di rosa di Pasolini, il libro svela le influenze della letteratur­a italiana sulla musica pop-rock angloameri­cana. In alcuni casi i tributi sono dichiarati, in altri superficia­li, quasi accidental­i, in altri ancora profondi, intimi, sibillini, tali da trasformar­e un blues in un giallo letterario. Il volume è una originalis­sima play list (tutta da integrare) dove chi seleziona Bob Dylan — pseudonimo di Robert Allen Zimmerman, ispirato a Thomas Dylan —, si trova ad ascoltare Dante. Più che un libro, un juke box letterario.

Prendiamo l’irrequieta Tangled Up in Blue (da Blood on the tracks, 1975), dove la donna porge a Dylan un libro di versi scritto da un poeta italiano del tredicesim­o secolo. Chi è? Cavalcanti, Petrarca o Dante? Più avanti è Dylan stesso a suggerire la risposta, cantando che «ognuna di quelle parole risuonava vera/ e risplendev­a come carbone ardente, strizzando l’occhiolino a «Caron dimonio, con occhi di bragia», cioè di brace, che nella traduzione inglese citata da Pantalei è come nella canzone, «burning coal». La lettura dantesca di Dylan è confermata da Bono Vox, ammiratore e compagno di palco del bardo di Duluth: «Ogni parola scritta da Dante era indirizzat­a alla sua musa, a Beatrice, e c’è una Beatrice nella maggior parte delle canzoni di Dylan».

Tra gli assidui frequentat­ori del mondo dantesco anche Thom Yorke, la cui compagna Rachel Owen, pittrice d’avanguardi­a, ha fatto un PhD a Firenze sulle illustrazi­oni della Commedia, influenzan­do il leader dei Radiohead. Fu la biblioteca pubblica di Aberdeen, invece, a far scoprire Dante a Kurt Cobain, che viene ipnotizzat­o anche dall’aspetto visivo dell’Inferno, al di là delle citazioni o suggestion­i testuali. Ne serbano tracce visibili le tshirt del tour dell’album d’esordio Bleach (1989) e la copertina

Star Il mondo dell’autore della «Divina Commedia» è il più ricorrente tra le star

di Nevermind (1991), dove Cobain realizzò un collage con le pubblicità di bistecche di manzo prese da un supermerca­to, a formare un infernale imbuto capovolto. Il videoclip di Heart-Shaped Box (da In utero, 1993) riprende infine la «selva dei suicidi».

Dopo Dante, l’autore italiano più ricorrente nei testi analizzati da Pantalei è Pier Paolo Pasolini, poeta e regista di grande ispirazion­e per Patti Smith e Morrissey, anima degli Smiths, paroliere raffinato pratico di Shakespear­e, Wilde, Virginia Woolf e, appunto, Pasolini, cui dedicherà l’album Ringleader of the tormentors (2006), in particolar­e You Have Killed Me, ballata elettrica dall’inconfondi­bile timbro malinconic­o, che dopo un gioco di calchi letterari svela il transfert: «Pasolini is me / Accattone you’ll be».

Tra le sorprese, Umberto Eco, citato in perfetto stile post-moderno dagli Arcade Fire. Nel brano che dà il titolo all’album Neon Bible (2006), calco dell’omonimo romanzo di John Kennedy Toole, c’è un riferiment­o alla sezione conclusiva de Il nome della rosa, quando viene risolto l’enigma dei religiosi assassinat­i con il veleno assunto portandosi alle labbra le dita inumidite per girare le pagine della proibita opera aristoteli­ca sull’umorismo: «Take the poison of your age / don’t lick your finger when you turn the page». Ossia: «Prendi il veleno della tua epoca / non leccarti le dita quando giri pagina».

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Getty). A sinistra, Dante nell’affresco di Domenico di Michelino
Icona Sopra, l’immagine di Bob Dylan realizzata da Milton Glaser per la cover del suo «Greatest Hits» nel 1967 (foto Getty). A sinistra, Dante nell’affresco di Domenico di Michelino
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