Le proposte di oggi su Corriere digital edition
I vincitori della scorsa edizione di «Pechino Express» si raccontano a Silvia Morosi
sì o il no al ponte? Una volta per tutte sentiamo l’opinione dei cittadini più interessati!
Roberto Nuara
PONTE DI MESSINA / 2
Una cattiva idea Rieccoci! Ora anche il premier Matteo Renzi ha deciso di cavalcare il miraggio del ponte sullo Stretto di Messina, per collegare questa città alla penisola. Veramente sarebbe più urgente rifare l’acquedotto di Messina e forse anche di altre città Italiane. Ormai in autunno, ogni due settimane, in qualche città italiana c’è un’alluvione con danni materiali e perdita di vite umane. Non sarebbe più urgente risistemare l’assetto idrogeologico di mezza Italia? Inoltre, questo ponte di un’unica campata di 3.666 mt verrebbe costruito in una zona tra le più sismiche del mondo
intero; siamo sicuri che sia una buona idea? Questo ponte , non solo non sembra che sia una priorità, ma addirittura sembra una cosa sbagliatissima. Sergio Cannaviello Obradovïch, Napoli
SVIZZERA
Muro contro i frontalieri Sbaglio, oppure c’è qualche contraddizione nel fatto che gli svizzeri si prendono i soldi che i ricchi nostrani custodiscono nelle loro banche, ma vogliono nel contempo respingere tanti lavoratori onesti che pagano le tasse, i cosiddetti frontalieri? Pare invece che sia proprio così: il mondo globalizzato sta diventando un agglomerato di parrocchie dedite a costruire muri veri o ideali!
Mariagrazia Gazzato
LA LIBERALIZZAZIONE
Apertura dei negozi La liberalizzazione degli orari dei negozi 24 ore su 24 e per 365 giorni l’anno voluta dal governo Monti continua a far discutere. Quella legge non ha incrementato i consumi e ha fatto chiudere migliaia di piccoli negozi perché non in grado di reggere la concorrenza della grande distribuzione. E si sono perduti 100.000 posti di lavoro! Si devono trovare soluzioni per le esigenze sia dei consumatori, sia dei piccoli commercianti , sia dei lavoratori dipendenti. Andrebbe discussa una turnazione come quella attuata per le farmacie e come già si fa in molti Paesi europei. Un giorno di festa unico favorisce l’unità della famiglia, le relazioni sociali e il turismo domenicale.
bomba che poi si scarica sulla vita dei cittadini. E Di Vico ha centrato il problema. I rimedi che da anni propugnano le organizzazioni degli autotrasportatori più consapevoli sono chiari: modifiche di alcune leggi per evitarne l’aggiramento, ma, soprattutto, controlli, controlli, controlli! Se non si vuole che pratiche di mercato scorrette scaccino gli operatori sani, bisogna finirla con l’ipocrisia. Esistono costi incomprimibili (gasolio, autostrade, personale orario e riposi, ammortamento, gomme e manutenzione) i cui minimi vanno riconosciuti. Sotto un certo livello non si «ottimizza» ma si è corresponsabili del disastro annunciato. Noi sappiamo bene quanto sia importante e decisivo per la competitività dell’economia italiana un sistema logistico efficiente che ancora non c’è. Ma sappiamo anche che strangolare la parte più debole della catena non è fattore di competitività ma di insicurezza con costi enormi in termini economici e di vite umane. Questa è la realtà.
Fabrizio Palenzona, Lucia Estran Il calo dei laureati (e degli iscritti) all’università
A proposito del calo dei laureati e degli iscritti all’università (Corriere, 11 settembre), sono convinta che oltre a essere una grave ombra per il futuro del nostro Paese, l’Italia non sappia che farsene dei propri laureati. Che sia dovuto a dimensioni troppo piccole delle imprese? A scarsa propensione al rischio degli imprenditori? Non so. Ma di sicuro, da persona di 48 anni, con laurea, conseguita a 23 anni, in Economia aziendale all’Università Bocconi e poi un Master in business administration conseguito negli Stati Uniti, non ho mai sentito che ci fosse interesse in Italia per la mia professionalità e per le mie capacità e ho capito di avere trovato lavoro nonostante la laurea. E infatti, la differenza di stipendio, cumulato su tutto l’arco del percorso lavorativo, è decisamente minimo e non giustifica — ancora di più per le donne — l’investimento fatto. Difficile quindi comunicare ai giovani che: 1) vale la pena studiare; 2) vale la pena di restare in Italia. Luisa A. Rubino,