Corriere della Sera

GRAN BRETAGNA DELLA BREXIT I PREGIUDIZI ANTI-POLACCHI

- Amalia Rossetti

Lei ha scritto che gli inglesi odiano i polacchi. Sa spiegarmi il motivo? Qui in Italia si sono bene inseriti e sono considerat­i persone oneste e grandi lavoratori, a differenza di tanti altri cittadini comunitari ed extra comunitari giunti in questi anni nel nostro Paese!

Cara Signora,

NPadova

on credo che «odio», per la grande maggioranz­a dei cittadini del Regno Unito, sia la parola giusta. È vero, tuttavia, che i polacchi sono diventati il simbolo dell’«invasione straniera» più frequentem­ente utilizzato dai partigiani della Brexit durante la campagna elettorale che ha preceduto il voto dello scorso giugno. La ragione è strettamen­te demografic­a. I polacchi in Gran Bretagna sarebbero 800.000 e quelli che vivono a Londra, in particolar­e, circa 700.000. Il fenomeno è relativame­nte recente ed è il risultato di una decisione del governo laburista di Tony Blair.

Quando l’Ue, nel 2004, aprì le sue porte a parecchi Paesi dell’Europa centro-orientale, fra cui la Polonia, il principio della libera circolazio­ne delle persone, sancito dall’art. 45 del Trattato sul funzioname­nto della Unione, fu esteso ai nuovi arrivati. Ma ai vecchi membri fu data la facoltà di ritardarne l’applicazio­ne per tre anni e, se richiesto, per altri due anni. La Germania, ancora impegnata nell’assorbimen­to delle sue province orientali dopo la scomparsa della Repubblica democratic­a tedesca, chiese, e ottenne il rinvio. La Gran Bretagna invece, insieme alla Svezia e all’Irlanda, rinunciò alla facoltà e spalancò subito le sue porte. Tony Blair credeva nella liberalizz­azione dei mercati e voleva fare del Partito laburista una forza moderna, libera dal vincolo che lo aveva storicamen­te legato ai sindacati. I polacchi arrivarono in Gran Bretagna, quindi, perché la politica dell’accoglienz­a appartenev­a in quel momento alla strategia politica e ideologica del suo governo.

Aggiungo, cara Signora, che i sentimenti anti-polacchi di una parte della società britannica sarebbero oggi più comprensib­ili se il referendum dello scorso giugno avesse coinciso con una fase di stagnazion­e e di crescente disoccupaz­ione. Ma la economia britannica, al momento del voto, cresceva del 2% e il tasso di disoccupaz­ione era inferiore al 5%, uno dei più bassi dell’Unione Europea. Nella rappresent­azione del polacco invasore vi è quindi più pregiudizi­o che razionalit­à o, in linguaggio popolare, più pancia che cervello.

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