Raggi attacca le quote di genere: riserva per panda
La prima cittadina 5 Stelle di Roma: «Discriminano di più». E Appendino: «Uno strumento, non il fine» Tensione in Campidoglio per la nomina degli assessori: in settimana i nomi. Oggi il voto anti Olimpiade
Le quote di genere bocciate da Virginia Raggi: sono «un recinto per le donne, una riserva per panda». Nate per contrastare la discriminazione, «discriminano ancora di più». Da Torino, per singolare coincidenza nei tempi anche se non nell’argomentazione, le fa eco Chiara Appendino: «Sono un mezzo, uno strumento, non l’obiettivo o il modello ideale a cui tendere» perché «la grande sfida» è quella di «arrivare a parlare di leadership, senza distinzioni tra uomo e donna». Più tranchant la prima cittadina della Capitale: la legge sulle quote «offende le donne, le confina in una visione anacronistica, non garantisce né democrazia né meritocrazia. La quota fissa è un modo superficiale per raggiungere la parità di genere».
8
Essere leader è difficile, essere leader donna ancora di più. Ne sa qualcosa Virginia Raggi, che da poco guida la capitale d’Italia e che sta faticando non poco a ingranare. Ma, chiamata a rappresentare la leadership al femminile alla Global Win Conference, la sindaca di Roma prima prova a eludere gli argomenti spinosi («Gli assessori mancanti? Arriveranno in settimana»), poi si butta in un attacco durissimo contro le quote rosa. In platea, tutta rosa, applausi e qualche perplessità. A qualche centinaia di chilometri, la sindaca Chiara Appendino, incontrando Jessica Grounds, ex direttrice della campagna elettorale di Hillary Clinton, esprime un parere diverso: «Il modello ideale di società a cui tendere è un modello senza quote rosa e senza differenze di genere. Le quote rosa possono essere lo strumento ma non il fine, sono importanti ma non determinanti; e in secondo luogo i cittadini sono più evoluti rispetto alle forze politiche».
Raggi racconta alle donne, molte straniere, la passione per la politica, «nata quando ho avuto mio figlio e andavo in giro con la carrozzina». Oggi che è sindaca, spiega che «in Italia c’è un problema di affermazione delle donne. Le quote rosa servono per sfondare il soffitto di vetro». Ma in realtà «sono un recinto per le donne, una riserva per panda». Nascono per contrastare la discriminazione, «ma discriminano ancora di più»: «Questa legge offende le donne, le confina in una visione anacronistica, non garantisce né democrazia né meritocrazia. La quota fissa è un modo superficiale per raggiungere la parità di genere».
La ricetta di Raggi è «un cambio di mentalità e di cultura». Ma la parità, dice, si può favorire anche con cose concrete: «Sembra una sciocchezza, ma il fatto di lavorare on line aiuta molto. Le donne hanno molte cose da fare in famiglia e quando hanno un attimo, se possono usare la rete, possono lavorare come gli uomini». Ci sono alcune caratteristiche «considerate femminili fondamentali: empatia,
La legge offende le donne La quota fissa è un modo superficiale per avere la parità di genere
Virginia Raggi
Chiara Appendino
cooperazione, intuizione e solidarietà». Seguono citazioni, del Dalai Lama e di Eleanor Roosevelt: «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni».
Dai sogni si passa alla realtà, più prosaica: la sindaca e la sua giunta. Gli assessori mancanti? «Arriveranno in settimana». Ma il Bilancio? «Stiamo lavorando. Ho spacchettato le deleghe come da mia idea iniziale perché la riorganizzazione delle partecipate deve essere gestita autonomamente da bilancio e patrimonio». In Campidoglio, intanto, l’aria non è serena. A un mese dall’addio di Marcello Minenna, manca ancora un sostituto. Salvatore Tutino è l’ultimo ad aver sbattuto la porta. Ma soltanto ieri la sindaca ha revocato la nomina di Raffaele De Dominicis e ha assunto la delega ai conti. Circolano molti nomi: l’ex vicecomandante generale della Guardia di Finanza Ugo Marchetti; l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio; gli economisti Nino Galloni, Antonio Lacetra, Alessandro Pantoni, Massimo Zaccardelli e Lucrezia Reichlin.
Oggi, in consiglio, giornata decisiva per le Olimpiadi 2024. L’Aula Giulio Cesare voterà la mozione che chiede alla sindaca di ritirare la candidatura di Roma. Per il ritiro è pronta anche la mozione di Stefano Fassina per Sinistra per Roma, che ha chiesto l’audizione del professor Salvatore Manni. La coordinatrice del Comitato Roma 2024, Diana Bianchedi, spiega: «Non credo che i consiglieri abbiano apprezzato il fatto che il no sia stato comunicato qualche giorno fa con una conferenza stampa».
Il modello sociale cui tendere è senza quote rosa e senza differenze di genere