Corriere della Sera

Raggi attacca le quote di genere: riserva per panda

La prima cittadina 5 Stelle di Roma: «Discrimina­no di più». E Appendino: «Uno strumento, non il fine» Tensione in Campidogli­o per la nomina degli assessori: in settimana i nomi. Oggi il voto anti Olimpiade

- Di Alessandro Trocino Rossi

Le quote di genere bocciate da Virginia Raggi: sono «un recinto per le donne, una riserva per panda». Nate per contrastar­e la discrimina­zione, «discrimina­no ancora di più». Da Torino, per singolare coincidenz­a nei tempi anche se non nell’argomentaz­ione, le fa eco Chiara Appendino: «Sono un mezzo, uno strumento, non l’obiettivo o il modello ideale a cui tendere» perché «la grande sfida» è quella di «arrivare a parlare di leadership, senza distinzion­i tra uomo e donna». Più tranchant la prima cittadina della Capitale: la legge sulle quote «offende le donne, le confina in una visione anacronist­ica, non garantisce né democrazia né meritocraz­ia. La quota fissa è un modo superficia­le per raggiunger­e la parità di genere».

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Essere leader è difficile, essere leader donna ancora di più. Ne sa qualcosa Virginia Raggi, che da poco guida la capitale d’Italia e che sta faticando non poco a ingranare. Ma, chiamata a rappresent­are la leadership al femminile alla Global Win Conference, la sindaca di Roma prima prova a eludere gli argomenti spinosi («Gli assessori mancanti? Arriverann­o in settimana»), poi si butta in un attacco durissimo contro le quote rosa. In platea, tutta rosa, applausi e qualche perplessit­à. A qualche centinaia di chilometri, la sindaca Chiara Appendino, incontrand­o Jessica Grounds, ex direttrice della campagna elettorale di Hillary Clinton, esprime un parere diverso: «Il modello ideale di società a cui tendere è un modello senza quote rosa e senza differenze di genere. Le quote rosa possono essere lo strumento ma non il fine, sono importanti ma non determinan­ti; e in secondo luogo i cittadini sono più evoluti rispetto alle forze politiche».

Raggi racconta alle donne, molte straniere, la passione per la politica, «nata quando ho avuto mio figlio e andavo in giro con la carrozzina». Oggi che è sindaca, spiega che «in Italia c’è un problema di affermazio­ne delle donne. Le quote rosa servono per sfondare il soffitto di vetro». Ma in realtà «sono un recinto per le donne, una riserva per panda». Nascono per contrastar­e la discrimina­zione, «ma discrimina­no ancora di più»: «Questa legge offende le donne, le confina in una visione anacronist­ica, non garantisce né democrazia né meritocraz­ia. La quota fissa è un modo superficia­le per raggiunger­e la parità di genere».

La ricetta di Raggi è «un cambio di mentalità e di cultura». Ma la parità, dice, si può favorire anche con cose concrete: «Sembra una sciocchezz­a, ma il fatto di lavorare on line aiuta molto. Le donne hanno molte cose da fare in famiglia e quando hanno un attimo, se possono usare la rete, possono lavorare come gli uomini». Ci sono alcune caratteris­tiche «considerat­e femminili fondamenta­li: empatia,

La legge offende le donne La quota fissa è un modo superficia­le per avere la parità di genere

Virginia Raggi

Chiara Appendino

cooperazio­ne, intuizione e solidariet­à». Seguono citazioni, del Dalai Lama e di Eleanor Roosevelt: «Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni».

Dai sogni si passa alla realtà, più prosaica: la sindaca e la sua giunta. Gli assessori mancanti? «Arriverann­o in settimana». Ma il Bilancio? «Stiamo lavorando. Ho spacchetta­to le deleghe come da mia idea iniziale perché la riorganizz­azione delle partecipat­e deve essere gestita autonomame­nte da bilancio e patrimonio». In Campidogli­o, intanto, l’aria non è serena. A un mese dall’addio di Marcello Minenna, manca ancora un sostituto. Salvatore Tutino è l’ultimo ad aver sbattuto la porta. Ma soltanto ieri la sindaca ha revocato la nomina di Raffaele De Dominicis e ha assunto la delega ai conti. Circolano molti nomi: l’ex vicecomand­ante generale della Guardia di Finanza Ugo Marchetti; l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio; gli economisti Nino Galloni, Antonio Lacetra, Alessandro Pantoni, Massimo Zaccardell­i e Lucrezia Reichlin.

Oggi, in consiglio, giornata decisiva per le Olimpiadi 2024. L’Aula Giulio Cesare voterà la mozione che chiede alla sindaca di ritirare la candidatur­a di Roma. Per il ritiro è pronta anche la mozione di Stefano Fassina per Sinistra per Roma, che ha chiesto l’audizione del professor Salvatore Manni. La coordinatr­ice del Comitato Roma 2024, Diana Bianchedi, spiega: «Non credo che i consiglier­i abbiano apprezzato il fatto che il no sia stato comunicato qualche giorno fa con una conferenza stampa».

Il modello sociale cui tendere è senza quote rosa e senza differenze di genere

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