Corriere della Sera

«Lascio l’Aula e l’Italia Lo faccio per rispetto»

Ilaria Capua, dopo le accuse e il prosciogli­mento, spiega le sue dimissioni dalla Camera

- di Ilaria Capua

La Camera ha accettato le dimissioni della deputata di Scelta civica e virologa Ilaria Capua. La sua decisione arriva dopo che è stata prosciolta dell’accusa di associazio­ne a delinquere finalizzat­a a corruzione e traffico di virus. Qui le sue parole

Rassegno le mie dimissioni da Deputato della Repubblica italiana. È stata una decisione sofferta e ponderata, che ho maturato nel tempo e che si è articolata intorno alla parola «rispetto». Quando sono entrata alla camera dei Deputati ero una scienziata conosciuta e stimata per gli studi che avevo svolto in virologia, ero piena di buoni propositi e assolutame­nte determinat­a a sollecitar­e quei cambiament­i nel mondo della ricerca di cui l’Italia ha un disperato bisogno. Dopo circa un anno dalla mia elezione sono stata travolta da una indagine giudiziari­a risalente agli anni duemila (1999-2007) che mi accusava di reati gravissimi, uno dei quali punibile con l’ergastolo.

È stato per me un incubo senza confini e una violenza che non solo mi ha segnata per sempre, ma che ha coinvolto e stravolto anche la mia famiglia. L’effetto più devastante che queste accuse hanno avuto sul mio ruolo di parlamenta­re, è stato quello di aver minato la mia credibilit­à, ed è proprio in questo particolar­e della vicenda che entra in gioco la parola rispetto.

Un parlamenta­re che non è credibile non è in grado di portare avanti con forza le istanze nelle quali crede. Nell’affrontare ogni giorno in questa Camera la mia nuova condizione di «persona non credibile», e oltretutto accusata di crimini gravissimi, ho vissuto sulla mia pelle per oltre due anni come la mancanza di credibilit­à non mi stesse permettend­o di portare avanti quello per cui mi ero impegnata con i miei elettori. E qui torno alla parola rispetto — perché è proprio la combinazio­ne del rispetto per i miei elettori ed il rispetto per me stessa che — come se fossero parte di un algoritmo — mi ha fatto comprender­e che in quelle condizioni non stavo utilizzand­o al meglio il tempo che avevo a disposizio­ne.

Sì, perché non ci piace pensarlo, ma ognuno di noi ha un tempo limitato che gli resta da vivere — e utilizzare al meglio quel tempo è una forma di rispetto verso se stessi e verso gli altri. Anzi un dovere. Ho sentito quindi, che fosse giunto il momento di tornare a usare il mio tempo al meglio, di tornare nel mondo scientific­o, purtroppo non in quello italiano, in un ambiente nel quale non avessi mai perso la credibilit­à e nel quale fossi riconosciu­ta e apprezzata. Ho accettato, su richiesta di una organizzaz­ione internazio­nale, un incarico di Direttore di un Centro di Eccellenza all’Università della Florida.

Ho deciso di trasferire la mia famiglia negli Stati Uniti per proteggerl­a dalle accuse senza senso ma nel contempo infamanti che mi portavo sulle spalle. Perché una mamma e una moglie deve farsi carico anche di questo. Proteggere. E aggiungo, una donna di scienza sulla quale questo Paese e l’Europa hanno investito ha il dovere di non fermarsi. Ha il dovere di continuare a condurre le proprie ricerche nonostante tutto, perché la scienza è di tutti ed è strumento essenziale per il progresso.

Venti giorni dopo il trasferime­nto negli Stati Uniti la Procura di Verona in sede di udienza preliminar­e ha smontato il castello

La famiglia Devo recuperare forze e serenità, devo lenire la sofferenza provocata a mia figlia e mio marito

accusatori­o pezzo per pezzo, prosciogli­endomi dai molteplici capi d’accusa perché «il fatto non sussiste».

Ora che è finita potrei tornare indietro, ma vi dico la verità, non me la sento. Devo recuperare forze, lucidità e serenità, devo lenire la sofferenza che è stata provocata a mia figlia e a mio marito. Devo recuperare soprattutt­o fiducia in me stessa, appunto perché voglio usare al meglio il tempo che ho a disposizio­ne.

Paradossal­mente, penso che se questo mio passaggio di vita come rappresent­ante del popolo italiano lascerà un segno, non riguarderà la scienza o la ricerca. Riguarderà la giustizia. Ora, infatti, le questioni che più mi stanno a cuore sono due, e non più una sola. Torno al mio posto, a fare quello che so fare meglio, all’estero, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’Italia.

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Virologa Ilaria Capua, 50 anni. Lavorerà in Florida

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