Corriere della Sera

Il Tesoro: «Manovra 2017 da otto miliardi»

La nota d’aggiorname­nto al Def. «Mezzo punto di Pil da recuperare con la lotta all’evasione e i tagli della spesa»

- Mario Sensini

Nel 2017 servirà una manovra di bilancio da 8 miliardi di euro, mezzo punto di prodotto interno lordo, da recuperare con «nuove misure di riduzione struttural­e della spesa corrente», ed altre «volte a recuperare base imponibile e ad accrescere la fedeltà fiscale». Saranno dunque la lotta all’evasione e una nuova tornata della revisione della spesa, si legge dell’aggiorname­nto del Def diffuso ieri in tarda serata dal governo, a chiudere la manovra del prossimo anno basata in buona parte sull’aumento del deficit, che salirà dall’1,6 tendenzial­e al 2% del Pil.

La manovra servirà soprattutt­o a scongiurar­e gli aumenti dell’Iva (ora che la pressione fiscale è scesa dal 43,6 del 2013 al 42,1%), e dunque a compensare un mancato gettito di 15 miliardi di euro, ma anche per finanziare «interventi di sostegno ai pensionati in difficoltà», favorire «la flessibili­tà d’uscita nel sistema previdenzi­ale senza modificarn­e i parametri fondamenta­li», gli investimen­ti delle imprese ed il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego.

Accanto a questi interventi il governo mette in preventivo altri 6,5 miliardi di spese per fronteggia­re l’emergenza immigrazio­ne e la ricostruzi­one dopo il terremoto, ritenendo che in quanto eccezional­i possano essere scomputate dal bilancio, e dunque non pesare sul disavanzo pubblico. Sono 3,5 miliardi per fronteggia­re il flusso dei migranti ed altri 3 per il sisma. Ma non solo per la ricostruzi­one delle case e delle infrastrut­ture distrutte o danneggiat­e.

«I tragici eventi succedutis­i negli ultimi anni rendono prioritari­o — si legge nel documento dell’esecutivo — programmar­e interventi antisismic­i per mettere in sicurezza la popolazion­e, il territorio e il patrimonio abitativo e culturale del Paese». Si citano il piano per l’adeguament­o sismico delle scuole, ma anche gli «interventi urgenti di risanament­o ambientale e idrogeolog­ico». Spese che sarà difficile sterilizza­re dal bilancio, benché i terremoti negli ultimi 50 anni siano costati al bilancio pubblico la bellezza di 121 miliardi, una tassa fissa di 2,5 miliardi di euro l’anno: per la Ue possono essere espunte dal bilancio solo le spese «una tantum», effettuate «nel breve termine» ed in risposta ad un evento «specifico», e «non ricorrente». Condizioni che pongono il negoziato in salita anche per quanto riguarda l’immigrazio­ne. Nel 2016 l’Italia ha potuto spendere 3,3 miliardi per l’immigrazio­ne, valutata come un fenomeno eccezional­e. Ora ne chiede 3,5 fuori dal Patto per lo stesso motivo, ma secondo la Ue quella spesa è ormai «ricorrente» e non straordina­ria. Il governo sostiene che la Ue non ha dato seguito al piano di redistribu­zione Secondo l’ufficio parlamenta­re di bilancio esistono rilevanti fattori di rischio che possono rendere le previsioni non realizzabi­li tra i paesi dei migranti, e che dunque l’Italia resta in una situazione eccezional­e.

Il Documento conferma la revisione delle stime di crescita, indicata all’1% nel 2017, poi all’1,3%, ma non modifica granché il percorso verso il pareggio di bilancio confermato nel 2019. Tanto più che secondo il Tesoro una differente valutazion­e del prodotto potenziale rispetto al sistema Ue, che il governo si adopererà per modificare, proiettere­bbe il pareggio di bilancio al già al 2018, evitando una nuova manovra l’anno successivo. Il rapporto debito/Pil, invece, scenderà solo dal prossimo anno, dal 132,8% del 2016 al 132,5, portandosi al 126,6% nel 2019. Un quadro ottimistic­o secondo l’Ufficio Parlamenta­re di Bilancio, che ha dato via libera alle nuove previsioni, ma sottolinea­ndo per il 2018-2019 «la presenza di rilevanti fattori di rischio» che inducono «preoccupaz­ioni sull’effettiva realizzabi­lità delle previsioni stesse».

I dubbi dell’ufficio di bilancio

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