Corriere della Sera

«Manovra, meno imposte solo tagliando la spesa E non con nuovo debito»

- Lorenzo Salvia

«Siamo vicini al referendum. E le misure della legge di Bilancio saranno valide nel 2017, l’anno prima del voto per le Politiche. Sarebbe arduo attendersi quelle scelte difficili di cui il Paese ha bisogno. Ma stiamo perdendo tempo e di tempo ne abbiamo sempre meno». Nicola Rossi, ex senatore Pd, insegna Politica economica all’università romana di Tor Vergata.

Professore, il governo si impegna a ridurre l’Irpef nel 2018. Non è una buona cosa tagliare le tasse?

«La riduzione del carico fiscale va salutata con entusiasmo. Ma non se viene fatta a debito perché sposta un problema senza risolverlo: domani pagherò quello che sto facendo oggi».

Pensa che il governo non manterrà la promessa?

«C’è sempre il rischio che le previsioni siano troppo ottimistic­he e vadano poi riviste riducendo i margini di manovra. Negli ultimi anni è andata così. Ma il punto vero è un altro».

E quale?

«Il taglio delle tasse va finanziato con una riduzione di pari importo della spesa pubblica. Un tema che non mi pare vada più di moda».

Anche secondo lei, quindi, il governo ha alzato il piede dalla spending review?

«Credo che il problema sia ancora più grande. Tagliare la spesa pubblica non vuol dire fare in modo che lo Stato fac- cia un po’ meglio quello che ha sempre fatto. Ma decidere che alcune cose non le faccia più».

E quali?

«È una scelta politica. Negli ultimi 20 anni nessun governo ha avuto il coraggio di farla. Figuriamoc­i adesso che siamo vicini al referendum. Il guaio è che in questo modo il debito pubblico continua a salire».

E infatti la riduzione è stata rinviata.

«Non mi pare che il tema sia pressante come dovrebbe. Per Il debito Il taglio del debito non sembra più pressante

ridurre il debito ci dovevano essere delle privatizza­zioni che invece sono state rinviate. E anche in questo caso il referendum c’entra parecchio».

Professore, lei era alla convention di Stefano Parisi per il nuovo centrodest­ra. Non è che il suo giudizio è più politico che di merito?

«Per carità. Stefano è un amico, ero lì per essergli vicino. Ma con la politica ho chiuso e queste cose le dico da anni».

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