Con il no ai Giochi sfuma anche il mondiale di rugby
Il no all’Olimpiade porta via con sé un altro pezzo di quel mosaico romano sognato dal presidente del Coni Malagò, che doveva aprirsi con la Ryder Cup di golf (2022, confermata), proseguire nel 2023 con la Coppa del Mondo di rugby, sfociare nell’Olimpiade e chiudersi con il Giubileo 2025. Entro domani la Federugby doveva allegare alla candidatura per il mondiale il patrocinio del governo, che non è arrivato: «Collegata a quella delle Olimpiadi la candidatura alla Rugby World Cup non ha più le condizioni per proseguire», ha detto il presidente Fir Alfredo Gavazzi. Eppure l’Italia poteva farcela contro l’unica candidata credibile, l’Irlanda, che non ha stadi e strutture per quella che per indotto e pubblico (nel 2007 ha fatto lievitare di un punto il Pil francese) è la terza manifestazione sportiva del pianeta. E Roma potrebbe perdere anche la possibilità di essere una delle sedi del Mondiale di volley del 2018, la cui fase finale si giocherà a Torino.