Corriere della Sera

Il no al veto di Obama riapre il dossier saudita sull’undici settembre

- Di Giuseppe Sarcina

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Al Senato 97 senatori contro uno. Alla Camera dei rappresent­anti 348 a 77. Il veto di Barack Obama è stato travolto ieri dal Congresso. Passa la legge sull’11 settembre 2001 che consente alle famiglie delle vittime di fare causa agli Stati stranieri considerat­i complici del più grave attacco terroristi­co nella storia americana. È una norma che punta direttamen­te contro l’Arabia Saudita, o meglio contro settori dell’establishm­ent e che si incardina su un dato di fatto: 15 dei 19 dirottator­i che pilotarono gli aerei delle stragi provenivan­o da quel Paese. Il presidente ha cercato fino all’ultimo di evitare l’approvazio­ne del «Justice against sponsor of terrorism act», facendo leva sul potere costituzio­nale di veto. La Casa Bianca teme che la legislazio­ne possa esporre anche gli Usa a processi intentati nei tribunali di mezzo mondo. Ma c’è anche una preoccupaz­ione politicodi­plomatica. Da più di un anno i rapporti tra Washington e Riad sono tesi. I sauditi accusano Obama di aver minato gli equilibri geostrateg­ici della regione, firmando l’intesa sul nucleare con l’Iran. La monarchia aveva già reso noto che avrebbe venduto i titoli del tesoro americano e altri asset finanziari per un valore stimato in 750 miliardi di dollari. Un’operazione, dicono a Riad, necessaria per evitare che i beni vengano congelati dai giudici Usa. Ma, oggettivam­ente, non sarà semplice smobilizza­re una massa simile di investimen­ti senza destabiliz­zare i mercati e la stessa tesoreria del Regno petrolifer­o. Obama, dopo quasi otto anni di presidenza, incassa la sua prima sconfitta nel rapporto con il Congresso. In perfetta solitudine. Nelle due Camere i democratic­i hanno votato in massa contro il suo appello. E la stessa candidata presidenzi­ale del suo partito, Hillary Clinton, aveva già dichiarato che nel caso fosse stata eletta, avrebbe dato via libera alla legge.

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