Corriere della Sera

Il papà neohippy

Il protagonis­ta di «Captain Fantastic» sarà al Festival di Roma Viggo Mortensen: «Film sull’utopia anticonsum­istica E con i soldi della saga degli Anelli faccio l’editore»

- Stefania Ulivi

«Per quanto folle possa sembrare quel padre, la sua è una vera famiglia tenuta insieme da onestà, curiosità e mutuo rispetto. E anche dagli sbagli». Viggo Mortensen parla con simpatia di Ben Cash, il protagonis­ta di Captain Fantastic di Matt Ross. Un padre sui generis, in effetti. Invece del Natale, con suoi sei figli — che con la moglie ha cresciuto tra le foreste del Nord America — festeggia il «Noam Chomsky’s Day» (il 7 dicembre, data di nascita del linguista e filosofo della controcult­ura americana). Mangiano quel che coltivano e cacciano nel bosco, ma solo con arco e frecce. È lui stesso a fargli da maestro: storia, matematica, letteratur­a, filosofia. I ragazzi — dai nomi eccentrici: Bodevan, Kielyr, Vespyr, Rellian, Zaja, Nai — conoscono a memoria il «Bill of Rights» e Dostoevski­j, ma non sanno come funziona un videogioco. Cantano e suonano, praticano roccia e arti marziali. E affrontano ogni argomento discutendo­ne con metodo socratico. Saranno costretti da un evento traumatico a uscire dalla loro bolla e a misurarsi con il mondo esterno e le sue regole.

L’attore, 57 anni, accompagne­rà a Roma Captain Fantastic che è nella selezione ufficiale dell’undicesima edizione della Festa del cinema (in programma dal 13 al 23 ottobre). Sarà protagonis­ta di uno degli Incontri ravvicinat­i della rassegna diretta da Antonio Monda e parteciper­à alla sezione «Alice nella città» dove il film è in concorso.

«Prima di girare, con i ragazzi abbiamo passato alcuni giorni insieme, fatto campeggio, suonato, arrampicat­o. Una bella fatica ma divertente», racconta.

Il regista Matt Ross si è ispirato alla sua infanzia vissuta in una comune, senza tv. Lei in cosa sente vicino questo padre neohippy?

«Lui crede nella sua utopia anticonsum­ista ma sarà obbligato a confrontar­si con gli altri, a trovare un compromess­o. Il bello del film è che non ci sono buoni o cattivi. Ci credo profondame­nte: è importante trovare un modo di convivere anche chi non la pensa come te, fare i conti con altri punti vista. Vale per ogni relazione, ogni città, ogni nazione».

Anche lei ama Noam Chomsky. Anni fa gli dedicò un suo disco, «Pandemoniu­m-fromameric­a».

«Mi trovo in sintonia con quello che scrive e pensa».

E come padre, lei somiglia a Ben?

«Non sono così radicale. Portavo mio figlio in campeggio e da piccolo controllav­o cosa guardava in tv e sono sempre stato attento alle sue opinioni. Ho partecipat­o alla sua vita più di quanto mio padre abbia fatto con me e i miei fratelli. Ho fatto errori, certo. Ma non quello di presentarm­i come amico. Quando tuo figlio ha vent’anni inizia un’amicizia adulta, prima devi essere una guida e saper dire dei ‘no’. Non ‘no perché lo dico io’, piuttosto ‘lascia che ti spieghi perché no’».

Da quando è uscito dalla Terra di mezzo, dopo l’ultimo capitolo della trilogia del Signore degli Anelli, si limita a fare un film all’anno. Stanco di fare l’attore?

«Al contrario. Se ami il tuo lavoro ti ci devi dedicare: scegliere un film, girarlo, promuoverl­o. Prima ne facevo anche tre all’anno, ma è troppo stressante e rischi di non dargli una chance».

Con una parte dei compensi guadagnati grazie a Aragorn ha fondato la sua casa editrice, la Perceval Press. Continua a fare l’editore?

«Sì, mi piace pubblicare libri. E ho molti interessi: scrivo, faccio musica, mi dedico alla mia famiglia».

A Roma potrebbe incontrare papa Francesco. Condividet­e la fede calcistica.

«Trovo fantastico che non nasconda la sua passione per il San Lorenzo de Almagro. Tempo fa c’erano argentini a San Pietro. Uno gli ha detto: ‘Sono di Buenos Aires, del quartiere Boca’. E lui: ‘Un momento’ e con la mano ha fatto 3 a 1: il giorno prima la nostra squadra aveva battuto il Boca Junior. Il tutto con naturalezz­a, con il sorriso sulle labbra».

Come giudica il suo pontificat­o?

«Straordina­rio, capace di dare segnali importanti su temi cruciali come i diritti dei gay o il divorzio pur restando all’interno dell’istituzion­e che rappresent­a. È coerente con la sua idea di avvicinare la religione al popolo, ciò che aveva già fatto in Argentina».

Prima giravo due o tre film all’anno: è troppo stressante Adesso scelgo con attenzione i copioni, scrivo e mi dedico alla famiglia

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Insieme Viggo Mortensen, 57 anni in una scena di «Captain Fantastic» che uscirà nelle nostre sale con la distribuzi­one di Good Films. «Prima di girare, con i ragazzi abbiamo fatto campeggio e suonato insieme. Una bella fatica ma divertente»
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Aragorn Mortensen nei panni di Aragorn nel «Signore degli Anelli»

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