Corriere della Sera

Kolossal biblico: troppo glamour nel sesto remake

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Sesta versione del kolossal epico biblico dal romanzo di Lew Wallace, dopo il best seller coi sottintesi gay di Gore Vidal «contro» Heston, diretto da William Wyler; ora da Timur Bekmambeto­v: li unisce solo Cinecittà. La storia di odio amore tra i fratellast­ri, il nobile Judah Ben Hur ridotto in schiavitù e il prode Messala, promette sangue, croci, bighe, antichità. Li avrete, ma tutto è così programmat­o, glamour, esteriore che non sono previste emozioni.

Nonostante il digitale, la gara delle bighe è efficace, così la battaglia navale. Ma il problema dei remake è: cosa va fuori sincrono col Tempo, noi o loro? Tutti e due? Ben fu l’ultimo kolossal ’50 e comprende nel saldo spettacola­re il martirio di Cristo: oggi ciò che nuoce davvero è l’inadeguate­zza dei due attori piacioni, una gara di inespressi­vità. (m. po.) I magnifici sette di Antoine Fuqua con Chris Pratt, Ethan Hawke

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