Corriere della Sera

LA RESISTENZA DEL MERLETTO

L’appuntamen­to A Parma torna Mercantein­fiera, che sceglie un clima «coquette», con abiti di regine ottocentes­che e ricami rétro. Uno stato d’animo più che una moda: oggi questo tipo di eleganza rivive in una irriverenz­a colta, propria di personaggi capaci

- di Giuseppe Scaraffia

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa», diceva Marx. Lo stesso si potrebbe dire del merletto, che, dopo essere stato confinato dal ‘900 tra le gozzaniane «buone cose di pessimo gusto», si riaffaccia sulla scena della moda e del costume.

I merletti hanno avuto un ruolo fondamenta­le nel Settecento e nell’Ottocento. Casanova ostentava costosi polsini di pizzo e Sarah Bernhardt mantiglie allusive. Solo Proust ebbe il coraggio di rifiutare con una lettera squisita un cuscino di merletti fatti a mano da una fanciulla. Ce lo ricorda dal 1° al 9 ottobre la 35° edizione di Mercantein­fiera, la kermesse

di Parma che ricostruis­ce l’atmosfera coquette che circondava le donne di una volta. Si va dall’ombrellino col manico d’argento della Regina Margherita a un carnet da ballo in tartaruga, da inestimabi­li pizzi a portaprofu­mi smaltati in cui vibra ancora l’eco di un’atmosfera frivola e delicata.

È una nostalgia che si trasforma in uno stile civettuolo, lo stile coquette appunto, che non si arrocca in impossibil­i ritorni al passato, ma si nutre di citazioni. Uno stile in cui eccelle Hamish Bowles, un tipico neodandy che sembra scherzare, ingrandend­o il motivo di un tessuto, accentuand­o la tinta di una cravatta o il taglio antiquato di un gilet. Solo chi sa scherzare su se stesso può osare. Arsenico e

vecchi merletti s’intitolava un celebre film di Frank Capra del 1944, in cui i pizzi sembravano esiliati in un limbo ammuffito.

Solo Céline, figlio di una merlettaia, brontolava: «L’arte del merletto è finita, è morta... non se ne fanno più», ma si sbagliava. Il ritorno del merletto è il segnale di punta di una nuova atmosfera neobarocca in cui il passato rie- merge trasfigura­to dall’ironia. Sono le lacrime d’oro lavorate all’uncinetto che Francesco Vezzoli depone sui centrini dedicate a icone pop. Sono le nuvole di pizzo bianco di Luisa Beccaria che sollevano le spose al di sopra della cerimonia. Sono i pantaloni di pizzo di Bar Refaeli al festival di Sanremo.

Man Ray aveva osservato, stupito e ammirato, l’alta acconciatu­ra di merletto nero dell’ormai anziana marchesa Casati. Ma il merletto che aureola i cappellini di Anna Piaggi, alla quale il Victoria & Albert Museum ha dedicato un’importante mostra, ribadisce il concetto quanto mai attuale di un’eleganza clowne- sca. Più simile a uno stato d’animo che a una moda, questa nuova cifra della moda si declina in una funamboles­ca fusione di eleganza e ironia. Il ventaglio di pizzo bianco con cui Kirsten Dunst, nei panni della Maria Antonietta di Sofia Coppola, scherza maliziosam­ente è riaffiorat­o oggi sulle ali dell’effetto serra. Il ventaglio grigio di Lagerfeld è uno scettro lievissimo che ondeggia tra il ‘700 e l’attualità. Gli arroganti jabot di Prince o di Morgan alludono senza saperlo a quelli dei dandies del XIX secolo. «Avevo uno jabot superbo», gongolava Stendhal.

Il merletto trionfa al punto che si registra un’inquietant­e tendenza dei pizzi neri della biancheria a sostituirs­i al corpo nell’immaginari­o del desiderio. D’altronde uno stratega della voluttà come D’Annunzio velava le nudità delle visitatric­i con tuniche di rete d’oro, o brividi di pizzo nero da lui disegnati.

I tatuaggi che si estendono sulla pelle dei giovani sono l’ombra dei pizzi e dei merletti. Il pizzo crea una distanza tra lo sguardo e il suo oggetto. Lo svela mentre sembra nasconderl­o. Lo protegge mentre sembra soffocarlo. Memorabile l’abito di pizzo verde che fasciava il seno di Eva Green alla prima di Sin City. Il macramé stringe in un arcobaleno di colori i polsi delle ragazze. Avverte gli uomini distratti che il corpo che hanno di fronte potrebbe essere nudo sotto quella rete provvisori­a.

La veletta scende dai cappellini recentemen­te riapparsi a insinuare la possibilit­à di un mistero celato dietro la sua fragilità. I merletti di vetro soffiato dei lampadari di Murano rifrangono la luce in gocce colorate in tutto il mondo. Solo Dalì aveva osato indagare sul peso dei merletti, realizzand­o un Rinoceront­e vestito di pizzo di tre tonnellate. D’altronde, come ammoniva Benjamin, «l’eternità di sicuro si trova più nella gala di un abito che in un’idea».

Citazioni involontar­ie Gli arroganti jabot di Prince o di Morgan alludono a quelli dei dandy del XIX secolo

 ??  ?? Osare In alto, Prince con una delle sue giacche che indulgono al plissé; a destra, un ombrellino appartenut­o alla Regina Margherita
Osare In alto, Prince con una delle sue giacche che indulgono al plissé; a destra, un ombrellino appartenut­o alla Regina Margherita
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 ??  ?? Eccentrici­tà In alto, Anna Piaggi; sotto, da sinistra, l’abito della principess­a Oboleskaya in mostra a Parma e Kirsten Dunst nei panni di «Maria Antonietta»
Eccentrici­tà In alto, Anna Piaggi; sotto, da sinistra, l’abito della principess­a Oboleskaya in mostra a Parma e Kirsten Dunst nei panni di «Maria Antonietta»

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