Corriere della Sera

Quel «comodino» in scena tra Maria Luigia e il teatro

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Strappi creativi Mimmo Rotella, «Décollage su tela», 1962-63, Galleria Lara&Rino Costa, esposto ad Art Parma Fair della Duchessa, una schiera di artisti e accademici lavora alla progettazi­one di sipari e fondali». Tra gli oggetti in mostra, prosegue Nodolini, «particolar­e interesse suscita il bozzetto del sipario comodino (un tipo di velario dipinto su tela pesante che calava dall’alto, in uso dal Settecento, per celare rumori e luci del palcosceni­co durante i cambi di scena tra un atto e l’altro) firmato da Vincenzo Bertolotti. Il velario era un oggetto molto apprezzato perché le sue decorazion­i erano pensate per stupire».

Quando la Duchessa decide di sostituire quello in uso al Teatro di Parma, firmato dal pittore Giovanni Battista Azzi, si fa avanti Vincenzo Bertolotti, un artista che proprio all’Accademia si è formato. Al centro del suo velario sono tre danzatrici circondate da decine di altri personaggi.

«La proposta viene censurata perché considerat­a poco solenne — osserva Nodolini —. Al termine di una diatriba durata anni, passa un secondo bozzetto del Bertolotti raffiguran­te Gli uomini illustri del nuovo teatro italiano antico e moderno, una sorta di foto di Il racconto dell’arte dei sipari amati dalla sovrana, omaggio per i 200 anni del suo regno Suggestion­i Bozzetto per il sipario «Comodino» del Teatro Regio di Parma, 1848 gruppo celebrativ­a della drammaturg­ia italiana: da Plauto ad Ariosto, da Goldoni ad Alfieri. Non mancano le donne, su tutte: Maddalena Campigli e la parmigiana Barbara Torelli».

Il comodino ebbe vita breve. «Forse proprio a causa del suo carattere palesement­e patriottic­o, dopo i moti del 1848. Così, con il cambio dinastico dovuto alla scomparsa di Maria Luigia (a cui successe la francese Maria Teresa Carlotta di Borbone), venne dato incarico allo scenografo e decoratore Girolamo Magnani di dipingere un nuovo velario dal soggetto più “neutrale”: panneggi sontuosi con scene di Putti danzanti racchiuse in medaglioni ovali».

La rassegna comprende anche il bozzetto preparator­io per l’attuale sipario del Regio di Parma, Il Trionfo di Minerva, realizzato da Giambattis­ta Borghesi, in cui la dea, fa notare Nodolini, «ha le sembianze della duchessa Maria Luigia», e la spettacola­re Camera acustica del Teatro Regio di Parma di Giuseppe Carignani. Che, spiega Alessandro Malinverni, «è tra i rari esempi sopravviss­uti ancora in uso e si ispira ai colori e al gusto della sala ridecorata a metà Ottocento dal suo primo maestro Girolamo Magnani». Silenzi «Le jeune homme» (1999), di Sarah Moon

Palazzo Reale di Genova, Serena Bertolucci — un racconto di come l’arte nobilitava i vezzi delle regine e allo stesso tempo un viaggio a ritroso tra le memorie sovrane di Margherita di Savoia e Maria Cristina d’Asburgo, dalle specchiere all’abito di gala, agli altri oggetti di toilette. L’altra, sempre al femminile, è «Le Muse in scena»: una serie di bozzetti per sipari ottocentes­chi del Teatro Regio, che racconta un secolo di scenografi­a parmense, innescato proprio dalla duchessa Maria Luigia d’Austria. Come in ogni fiera non poteva mancare il «fuorisalon­e» con Mercantein­fieraOff (fino al 15 ottobre): a dare il la la mostra Sarah Moon. Qui e Ora – Ici et Maintenant, curata da Carla Sozzani che svelerà la nuova sede per la fotografia di Palazzetto Eucherio Sanvitale, dentro Palazzo Ducale. Sarah Moon, fotografa francese che ferma la bellezza e lo scorrere del tempo con i suoi scatti sin da quando, sul finire degli anni 70, cominciò a collaborar­e per Vogue ed Elle. «È un’edizione che festeggia 35 anni in maniera molto femminile — ricorda Ilaria Dazzi, brand manager di Mercantein­fiera —, per cui abbiamo voluto dare risalto alle donne che stanno dietro al collezioni­smo e all’arte, aiutati dallo stile contempora­neo della fotografia di Sarah Moon e dallo stile che si ritroverà nelle collateral­i». Sono infine 80 le gallerie che animeranno «Art Parma Fair» (1-2, 7-8-9 ottobre), la rassegna di arte contempora­nea che porterà in 5.000 metri quadri opere, bozzetti e lavori preparator­i di Christo, oltre che di altri artisti quali Damien Hirst, Giorgio De Chirico, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Vedova, Maurice Utrillo, Arnulf Rainer e Zoran Music.

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