Corriere della Sera

Il caso franco-tedesco

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Caro Romano, ho letto quanto ha scritto in ordine alla (non ricambiata) «clemenza» che il 25 novembre 2003, nella mia qualità di presidente di turno del Consiglio Ecofin, avrei riservato a Germania e Francia: «I due Paesi, grazie alla presidenza italiana, poterono sottrarsi alle misure disciplina­ri per la violazione delle regole sul deficit». Mi permetterà di formulare al riguardo una opinione dissenzien­te. Nei termini che seguono. A Germania e Francia non furono addizional­mente applicate le «sanzioni» richieste dalla presidenza Prodi perché il Trattato prevedeva (prevede) l’applicazio­ne agli Stati di una misura straordina­ria come quella costituita dalle «sanzioni» (pecuniarie e pesantissi­me), ma esclusivam­ente nel caso di violazioni determinat­e da motivazion­i politiche. Non era questo il caso della Germania e della Francia, che erano in deficit di bilancio, ma solo per il cattivo andamento della loro economia e dunque per ragioni economiche e non politiche. Per Germania e Francia non ci fu dunque alcun «favore». La correttezz­a dell’interpreta­zione del Trattato operata nel durante della presidenza italiana fu in assoluto confermata dalla Corte di Giustizia europea. Corte che, statuito quanto sopra nel merito (se no Germania e Francia non avrebbero goduto della «clemenza» di cui si parla), si limitò a sindacare al margine il metodo della decisione, questa ritenuta di competenza della Commission­e europea e non del Consiglio Ecofin. Alcuni giorni dopo proprio il presidente della Commission­e europea, Romano Prodi, definì Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Le cose da tenere d’occhio nella giornata che inizia segnalate alle 6.30 dalle nostre firme Rassegna stampa alle 7.15 e due notiziari alle 13 e alle 19.30

Giulio Tremonti Grazie per i suoi personali ricordi, molto utili. Completo il quadro ricordando che la discussion­e durò dieci ore e che il documento conclusivo fu messo ai voti verso le 4.30 del mattino. I membri dell’Ecofin, nel 2003, erano 15 e i voti contrari furono 4: Austria, Spagna, Olanda e Finlandia. Il commissari­o per gli Affari economici e monetari Pedro Solbes disse che la decisione era stata politica.

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