Corriere della Sera

IL REFERENDUM DI DICEMBRE E QUELLO DEL 2006

- Emma Menegon

Quali sono le principali differenze fra la riforma costituzio­nale voluta da Berlusconi nel 2006 e la riforma Renzi-Boschi? Quali furono le motivazion­i che portarono la maggioranz­a dei votanti a bocciare il referendum Berlusconi?

Cara Signora,

FVicenza

ra i due progetti esistono alcune somiglianz­e. In entrambi i casi le maggiori preoccupaz­ioni dei riformator­i sono state la fine del bicamerali­smo perfetto, la riduzione del numero dei deputati e dei senatori, la trasformaz­ione del Senato in una Camera alta delle autonomie locali, secondo il modello tedesco, il rafforzame­nto del potere esecutivo e la restituzio­ne al centro di alcuni dei poteri che la riforma del Titolo V della Costituzio­ne, nel 2001, aveva trasferito alle Regioni. Ma vi sono anche differenze dovute alle diverse esperienze politiche di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.

La formula adottata dal Partito delle libertà e dalla Lega conferisce al presidente del Consiglio poteri molto simili a quelli del premier britannico. I principali candidati diventano i protagonis­ti delle campagne elettorali e il vincitore non ha bisogno della nomina del capo dello Stato per diventare capo del governo. Può nominare e revocare i suoi ministri, non deve chiedere il voto di fiducia e può invitare il presidente della Repubblica a sciogliere le Camere. Il suo potere è ulteriorme­nte rafforzato da qualche ritocco alla composizio­ne della Corte costituzio­nale e del Consiglio superiore della magistratu­ra. Credo che questa versione italiana del premierato inglese fosse anche il risultato dei rapporti che Berlusconi aveva avuto negli anni precedenti con due presidenti della Repubblica: decisament­e difficili con Scalfaro e piuttosto freddi con Ciampi. Il progetto conteneva alcuni passaggi discutibil­i, ma non mi sembrò una minaccia alla democrazia italiana.

Il progetto del governo Renzi tiene conto di alcune delle critiche mosse a quello di Berlusconi prima del referendum del 2006. I redattori non hanno messo in discussion­e né i poteri del presidente della Repubblica, né quelli della Corte costituzio­nale e del Consiglio superiore della magistratu­ra. Anche Renzi vuole rafforzare il potere dell’esecutivo e lo ha motivato con argomenti che mi sono parsi abbastanza convincent­i, ma spera di raggiunger­e lo scopo con altri mezzi: l’abolizione del bicamerali­smo perfetto e una legge elettorale che lasci sul terreno, dopo la battaglia elettorale, un vincitore indiscusso.

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