Corriere della Sera

Qui Premier League, l’infezione si estende Il caso tangenti che ha travolto il c.t. coinvolge altri big, tra questi un agente italiano

- Fabio Cavalera

condito da false dimissioni. Il pentimento tardivo non è servito. Addio. E ora a chi tocca?

L’infezione tocca otto manager della Premier League, paradiso della passione. Il Daily Telegraph non ne pubblica i nomi perché devono pensarci altri (autorità sportiva e investigat­ori di Scotland Yard) a interrogar­li, verificare, guardare nei loro conti. Ma la rete della sospetta (e a questo punto più che sospetta) corruzione è lì che lascia sulla graticola i vertici del calcio inglese colpevoli, secondo molti, di avere chiuso uno o due occhi e di non avere dato retta agli spifferi. E il risultato è che si trovano nell’imbarazzo più assoluto visto che almeno un paio degli otto manager chiamati in causa sarebbero stati nella nottata scorsa nella lista dei papabili sostituti di Sam Allardyce. Le carte, lette con attenzione, hanno suggerito per fortuna un po’ di prudenza prima di procedere alla nomina temporanea del sostituto, Gareth Southgate.

Questa seconda puntata della «Premieropo­li» fa perno sugli incontri, tutti messi su nastro, dei giornalist­i del Daily Telegraph, in veste di emissari di una fantomatic­a società dell’Estremo Oriente, con tre agenti o procurator­i che operano dietro le quinte delle società delle serie A e B inglese. Sono Scott McGarvey, Dax Price e, appunto, Pino Pagliara, ex direttore del Venezia, ex prestigiat­ore di trasferime­nti dall’Italia alla Premier, ex conoscente di Luciano Moggi.

Snocciolan­o nomi, episodi e consideraz­ioni. C’è di mezzo il manager che chiede «o bustarelle coi contanti o depositi in Svizzera». Un altro che è favorevole a dare il via a un acquisto purché ci sia del «caffè per me» (in gergo la tangente). Ma certo che c’è la «tazzina». Gira il nome di Pino Pagliara, procurator­e, che confida: «Tutto avviene sotto il tavolo» Un terzo che rivendica la sua particina in quanto «non sono pagato un granché». Poi salta fuori il più baldanzoso che chiama Pagliara: «Ecco il numero del conto in Svizzera». O l’avido che già «guadagna tre o quattro milioni di sterline ma siccome ne spende 20 mila al giorno per scommetter­e chiede la sua parte di 50 mila in contanti». Sottointes­o negli affari in corso.

Altro che Italia. Seduto al ristorante San Carlo di Manchester, Pino Pagliara confida ai reporter: «Qui è persino peggio». E il suo collega Dax Price: «La corruzione è sotto gli occhi di tutti». Già. Non che ci sia da sorprender­si più di tanto. «Nel calcio ogni cosa avviene sotto il tavolo». Confessa Pino Pagliara. Fuochi d’artificio, vedremo il seguito. Il povero Sam Allardyce, ex manager da tre milioni di sterline della Nazionale di sua maestà, riposa nel suo ritiro spagnolo. Ma promette: «Tornerò». C’è da scommetter­e.

Sotto il tavolo

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