Corriere della Sera

Il personaggi­o Mario Soldati, eroe trasversal­e dei media

- Di Aldo Grasso

Mario Soldati ha avuto un intenso e variegato rapporto con la tv. E con la tv, più che con altri mezzi, lo scrittore torinese ha avuto modo di coltivare quell’amabile attitudine che Cesare Garboli ha chiamato «l’io della notorietà». Non c’è dubbio, infatti, che con la tv Soldati si consacri definitiva­mente come «personaggi­o», nel senso in cui lo intendiamo oggi: eroe trasversal­e dei media, testimone disponibil­e, arguto narcisista.

Nasce così «il Soldati personaggi­o, magari quello che urla e spaventa le ragazzine, o quello che qualcuno ancora ricorda di aver imparato a conoscere, insieme agli eroi storici dei telequiz e al colonnello Bernacca, ai tempi in cui la tv, nel bene e nel male, era davvero nazionale e popolare» (Guido Fink).

Alla figura di Soldati, Rai Cultura ha dedicato un ritratto per il ciclo «Italiani», a cura di Paolo Mieli (martedì, 21.10). Dalla letteratur­a alla tv passando per il cinema, Soldati ha raccontato i cambiament­i del secolo e del Paese, sfruttando tutte le possibilit­à comunicati­ve che i media gli offrivano.

Secondo Cesare Garboli il cinema (al quale comunque Soldati ha lasciato opere come Piccolo mondo antico o come Policarpo, ufficiale di scrittura) ha rubato tempo, energie e talento ai suoi scritti: «Soldati torna a Roma, e s’infossa nella spensierat­a, irresponsa­bile vita di piaceri e di corruzioni della Capitale, di Via Veneto e di Cinecittà... Di qui in poi, per denaro, per mestiere, per vizio, lo scrittore continuerà a fare del cinema» (prefazione a La confession­e).

E se invece Soldati fosse il primo, grande mediaman della cultura italiana? In fondo, ha lasciato opere memorabili sia alla letteratur­a, che al cinema, che alla tv.

A parte l’ottimo contributo di Bruno Falcetto, alcuni degli intervista­ti da Ilaria Dessi non erano all’altezza del compito. Un vero peccato.

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