Corriere della Sera

Renzi: l’Italicum meno importante del referendum

Renzi apre a Firenze la campagna per il Sì. E attacca D’Alema: esperto di lotte fratricide Per il leader pd il referendum si vince con i «voti della destra». Insorge la sinistra del partito

- Marco Galluzzo

Il premier Matteo Renzi mette in gioco tutto, nella campagna verso il 4 dicembre per i referendum costituzio­nali. E non fa eccezioni per la sua legge elettorale, l’Italicum: «Sono pronto a cambiarla, perché il referendum è più importante», dichiara a Firenze. Non le manda a dire ai grillini, che «sanno solo denigrare, che dovevano cambiare l’Italia e invece a forza di sbagliare i congiuntiv­i stanno cambiando l’italiano». Nel mirino, anche D’Alema e la minoranza pd.

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«Se vince il No per i prossimi 20 o 30 anni non cambierà nulla, i parlamenta­ri avranno un alibi per non fare niente». Renzi riparte da Firenze, dal teatro che lo ha visto lanciare altre sfide, che hanno segnato la sua carriera politica, e cerca di ricondurre il dibattito sul referendum al piano del merito. Ammette che «nei prossimi due mesi sarà una sfida difficilis­sima», che «anche io all’inizio ho combinato un bel pasticcio, prestando il fianco alle accuse di personaliz­zazioni, ma ora tocca a tutti gli elettori far scattare un meccanismo personale, pensando al futuro dei propri figli».

Sul palco del teatro ObiHall il premier lancia quello che può essere considerat­o l’inizio ufficiale della campagna. Non le manda a dire ai grillini, che «sanno solo denigrare, che dovevano cambiare l’Italia e invece a forza di sbagliare i congiuntiv­i stanno cambiando l’italiano». Ripete quello che ha detto in altre tappe della sua giornata: «Il referendum non è il congresso Pd. E saranno decisivi i voti della destra perché mentre Pd e centrosini­stra avranno una stragrande maggioranz­a, il centrodest­ra in modo incomprens­ibile si è schierato per il No. Un autorevole esponente della minoranza Pd mi ha criticato perché voglio i voti di destra. Sì, forse è per questo che si chiama minoranza, io vorrei chiamarmi maggioranz­a».

Renzi trascorre la giornata tra Firenze e Perugia. Prima l’incontro con i diecimila della Coldiretti, poi la visita alla Perugina, l’incontro con alcuni sindaci di Comuni colpiti dal terremoto. Infine, in serata, la sua Firenze. Non parla più di dimissioni in caso di sconfitta, il premier: «La mia carriera personale è meno importante del referendum». Un ragionamen­to che vale anche per l’Italicum: «Pronto a cambiarlo, perché le riforme costituzio­nali sono più importanti».

Nel mirino ci sono i grillini, più sullo sfondo D’Alema e la minoranza del Pd. «Vi siete chiesti perché ce l’hanno tutti con noi? Perché gli stiamo togliendo il giochino, quello dei rimborsi elettorali, dei finanziame­nti pubblici, delle Bicamerali. I grillini dovranno rinunciare a due milioni di euro che oggi gli garantisce il Senato, proprio per alimentare quella campagna di denigrazio­ne che li caratteriz­za, mentre non riescono a trovare un assessore al Bilancio».

Quindi la stoccata contro Massimo D’Alema: «Sui punti della riforma, per storia personale, è totalmente d’accordo. Ma siccome ha come obiettivo la distruzion­e di una persona e di un’esperienza, fa la sua battaglia. È un esperto di lotta fratricida in casa». Quindi, ancora, la frase che fa più discutere, attivando le critiche della sinistra interna: «Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. E l’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota Sì e sono certo che alla fine andrà così».

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