Corriere della Sera

Esposito: un bugiardo seriale, ma spero ne esca pulito

- Alessandro Trocino

«Spero che lo assolvano, anche se da tempo l’ho catalogato tra i bugiardi seriali». Stefano Esposito, senatore del Pd, parla dell’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, per il quale la Procura ha chiesto oltre tre anni di carcere.

Bugiardo seriale ma assolto?

«Ma sì, io sono culturalme­nte un garantista. Ho catalogato da tempo Marino tra le persone che non dicono la verità e per questo sono stato molto insolentit­o in passato. Ma non ho visto le carte e voglio sperare che i giudici dimostrino la sua innocenza. Anche perché non credo affatto che ci sia una prevenzion­e nei suoi confronti. E poi una cosa sono le bugie, un’altra i reati».

Tre anni le sembrano una richiesta eccessiva?

«Ecco, diciamo che l’Avvocatura comunale non è mai stata tra i miei enti preferiti, per efficienza e modo di lavorare. La scelta della costituzio­ne civile è una decisione politica, ma la quantifica­zione del danno da chiedere spetta all’Avvocatura. E in questo caso mi pare davvero una richiesta eccessiva: 100 mila euro di danno funzionale ci possono pure stare, ma 500 mila di danno d’immagine, francament­e, mi paiono troppi. E poi se ci si dovesse basare solo sul danno di immagine, vista la situazione attuale con la giunta Raggi, dovrebbero ridargli un po’ di soldi a Marino».

Già rimpiange Marino?

«Ma no, la dico solo come battuta. Sul piano politico sono convinto che quello che abbiamo fatto con la giunta Marino è stato corretto, nel segno della serietà. Se ti rendi conto che non riesci a governare e a fare le cose, devi smettere».

La Raggi le pare proprio un disastro? Eppure ha appena iniziato il suo mandato.

«Beh, al momento mi sembra che abbia una certa difficoltà con una cosuccia che si chiama bilancio e gestione delle risorse. E la rivolta del ragioniere Fermante arriva proprio mentre il sindaco Raggi dichiara alla stampa che “abbiamo una splendida ragioneria generale”. Speriamo che comincino a governare, perché comunque la si pensi serve un governo della città. Altrimenti, povera Roma».

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