Il barcone simbolo che il premier vuole a Bruxelles
All’inizio sembrava una boutade, la classica provocazione renziana in coda all’ennesimo sfogo del presidente del Consiglio sullo stato dell’Unione Europea. E invece si sta facendo strada l’idea di portare a Bruxelles il relitto del barcone, affondato il 18 aprile del 2015 nel Canale di Sicilia e poi recuperato dalla Marina militare italiana a 370 metri di profondità. Conteneva 400 cadaveri, moltissime donne e bambini. Ma con ogni probabilità a bordo c’erano 700 persone. Oggi il piccolo peschereccio è nella base siciliana di Melilli, ad Augusta, simbolo di una tragedia che urla vendetta davanti alla coscienza di tutti gli europei. Il regista messicano e premio Oscar Alejandro Iñárritu, ha voluto visitarlo e ne ha parlato sulla stampa americana. Due artisti italiani, Giuseppe Cederna e Giovanni Sollima, vi hanno dedicato una testimonianza in video. Il naufragio del 18 aprile 2015 Il relitto che conteneva 400 cadaveri, oggi è nella base siciliana di Melilli, ad Augusta. Qui sopra, le operazioni di recupero
Era stato Matteo Renzi a impegnarsi a riportarlo a galla, fin dalle ore successive al naufragio. Il recupero e il lavoro di una squadra di esperti forensi hanno permesso di restituire un volto e un’identità alle vittime, dando loro degna sepoltura. Il passo successivo è stata la proposta di portarlo a Bruxelles, collocandolo per sempre in uno spazio del quartiere europeo, monito perenne perché tragedie simili non si ripetano mai più, pungolo doloroso a un’Europa che tutta insieme deve farsi carico del problema dei migranti. L’iniziativa di Renzi ha avuto anche il sostegno dell’Alto commissario per i rifugiati delle Nazioni Unite, Filippo Grandi, secondo il quale il relitto può diventare testimonianza dei valori di solidarietà, civiltà e accoglienza che l’Europa non deve trascurare. Altre organizzazioni internazionali hanno appoggiato l’idea, e alcune aziende private italiane si sono dette pronte a finanziare il trasporto.
Alcune posizioni contrarie potrebbero cambiare se fosse modificata la legge elettorale (l’Italicum) che è strettamente legata alla riforma anche se non ne fa parte
Il premier Renzi si è detto disposto a prendere in considerazione proposte alternative, ma al momento non c’è una ipotesi che goda larga condivisione Chi è Enrico Zanetti, 43 anni, è leader di Scelta civica e viceministro all’Economia
daranno retta gli elettori moderati?
«Grillini, leghisti, sinistra ideologica: la loro filosofia del No è fisiologica. Ma per l’area liberale e moderata il rifiuto della riforma è patologico».
Berlusconi ha incaricato Renato Schifani di coordinare i comitati per il No di FI. Se l’aspettava?
«La decisione di coinvolgere Schifani è la dimostrazione che Berlusconi tifa per il Sì. La figura di Schifani, con tutto il rispetto per l’ex presidente del Senato, non è certo briosa. E poi, fino a pochi mesi fa lui era nel Ncd e decantava la riforma. Che è sempre la stessa. Mentre è Schifani che ha cambiato idea».
Scelta civica aderisce al comitato «Liberi per il Sì» promosso da due padri fondatori di Forza Italia, Pera e Urbani.
«Pera e Urbani sono fortemente evocativi per l’area moderata e con la loro iniziativa, incoraggiata pure da Giuliano Ferrara, danno cittadinanza — oltre che a 35 ex parlamentari di Forza Italia — a chi si sente tagliato fuori sulla strada del riformismo nella famiglia dei liberali».