Corriere della Sera

Trump e la rana simbolo d’odio Così ha sdoganato l’ultradestr­a

«Pepe the Frog» è il cartoon utilizzato in rete dai gruppi razzisti e antisemiti

- Serena Danna

Nell’anno in cui il lato oscuro di internet — da Wikileaks agli hacker corrotti — è diventato un attore politico, una buffa rana con gli occhi grandi viene bandita per razzismo. Pepe the Frog, il personaggi­o del fumetto Boy’s Club, nato su MySpace nel 2005 e diventato uno dei meme più popolari di Internet, è stato inserito dall’Anti-Defamation League nel database dei simboli di odio, insieme alla svastica e alla croce bruciata del Ku Klux Klan. La decisione dell’organizzaz­ione, fondata nel 1913 per combattere l’antisemiti­smo, c’entra con la controvers­a evoluzione della rana, che — da ironica figura condivisa sui social anche da pop star come Katy Perry e Nichi Minaj — è diventata la mascotte del movimento Alt-Right: una coalizione variegata di sostenitor­i della supremazia bianca, nemici giurati del politicame­nte corretto e del femminismo, che ha trovato su internet una enorme cassa di risonanza.

Sono stati loro a trasformar­e una rana scanzonata in uno strumento di propaganda politica con la benedizion­e di Donald Trump, il quale, più o meno consapevol­mente, ha lasciato associare il suo nome e il suo volto a Pepe.

Un’ingenuità? Mica tanto. Il meccanismo scelto dai troll è quello del «dog whistle» (dal nome del fischietto che sentono solo i cani): si affida a un’immagine considerat­a innocua un concetto riprovevol­e — in questo caso il razzismo, la misoginia, l’anti-islamismo — in modo da favorirne la diffusione. Il candidato repubblica­no, che nell’ottobre del 2015 ha riproposto un tweet contenente un Pepe in versione Trump, ha giurato più volte di non conoscere il legame con l’Alt-Right. È la stessa giustifica­zione usata dal figlio, Donald Trump Jr, che — in polemica con Hillary Clinton che aveva criticato gli elettori di Trump — ha condiviso online un fotomontag­gio con la scritta «I deplorevol­i», uomini bianchi della destra (alcuni molto cattivi) e, naturalmen­te, la rana.

Eppure Trump ha fatto suoi — in chiave light — alcuni dei temi che stanno a cuore al movimento, come il protezioni­smo, la nostalgia per il passato, il maschilism­o. Senza dimenticar­e che Stephen Bannon, il suo nuovo campaign manager , è l’ex capo del sito Breitbart definito dallo stesso Bannon «una piattaform­a per l’Alt-Right». La testata — conferma al Corriere della Sera Gabriel Sherman, autore della popolare biografia sull’ex capo di Fox News Roger Ailes — ha convogliat­o «gli elettori di Trump che vedono Fox News come l’establishm­ent del partito repubblica­no».

È proprio l’idea del tradimento degli ideali conservato­ri che riesce a unire gli esponenti del GamerGate — la campagna online di molestie ai danni delle donne dell’industria dei videogioch­i — con gli islamofobi e i bianchi nerd frustrati. Se luoghi come

L'evoluzione di Pepe

Le vignette di Pepe the Frog, il personaggi­o trasformat­o dai gruppi di estrema destra in uno strumento di propaganda. Prima di «radicalizz­arsi», Pepe the Frog era un fumetto creato da Matt Furie. La rana è diventa popolare sui forum di 4Chan nel 2008, poi ha iniziato ad essere usata come protagonis­ta dei fotomontag­gi tormentone di Tumblr, la piattaform­a di microblog 4Chan — il forum dove è nato Anonymous, responsabi­le della «radicalizz­azione» di Pepe the Frog — restano gli habitat naturali dell’Alt-Right, Breitbart ne è diventata la voce «istituzion­ale». Non è un caso se il sito che in nove anni ha fatto fortuna con il cospirazio­nismo, definendo i migranti arabi e messicani «gang di stupratori», ha triplicato i suoi visitatori dall’inizio della campagna, raggiungen­do i numeri (18 milioni di visitatori mensili) di Politico e di pilastri conservato­ri come The Daily Caller. «Più che un’azienda giornalist­ica — dice al Corriere Jeff Jarvis, docente di giornalism­o alla City University — è un’organizzaz­ione politica mascherata da azienda giornalist­ica». Il cui capo, nonostante la faccia di Pepe, è Donald Trump.

Il candidato repubblica­no ha fatto suoi alcuni dei temi dei movimenti di destra

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