Corriere della Sera

La fase tre

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l personaggi­o più importante tra quelli che ho portato sulla scena?». Ti aspetti che parli di Ron Woodroof, il «cow boy» da rodeo malato di Aids di «Dallas Buyers Club», l’interpreta­zione che due anni fa gli ha dato l’Oscar come miglior attore protagonis­ta. O, magari, l’astronauta di «Interstell­ar» che sacrifica la sua vita cercando un nuovo approdo per l’umanità. Invece Matthew McConaughe­y ti spiazza scegliendo Kenny Wells.

Chi? «Lo vedrai a Natale, quando uscirà “Gold”, il mio nuovo film: un uomo sfortunato che, a caccia di rivincite, va a cercare oro nella giungla dell’Indonesia». Guarda sempre avanti questo attore texano celebre, fino a qualche anno fa, per i film girati sulle spiagge, i ruoli a torso nudo, le commedie romantiche, incoronato uomo più sexy d’America dalla rivista «People». Poi ha chiuso bruscament­e quella fase della sua vita profession­ale, passando ai ruoli drammatici. Svolta decisa con la determinaz­ione dell’uomo delle pianure aride del Sud allergico alle mezze misure, ma non facile: «Ho dovuto imparare a dire no e a rinunciare agli assegni pesanti di quei film, cercare spazio nel cinema dei produttori indipenden­ti. Imparare ad aspettare. Diciotto mesi, un’eternità».

Poi quei ruoli sono arrivati e McConaughe­y si è rifatto con l’Oscar, il lavoro con grandi registi, da Spielberg a Zemeckis, e anche con la pubblicità: prima «testimonia­l» delle Ford Lincoln, ora col whisky. Anzi il «bourbon» del Kentucky, quello di Wild Turkey. Ma stavolta Matthew non si è limitato a metterci la faccia: «Quando mi hanno chiamato sono andato nella distilleri­a di Lawrencebu­rg e ho visto che c’era un “brand” un po’ polveroso da restaurare, ma anche una storia da raccontare. Quella delle tre generazion­i della dinastia dei Russell, il loro modo tradiziona­le di produrre, col capostipit­e Jimmy che è lì da 62 anni e ancora non molla. E allora ho detto: “Ok ci sto, ma faccio tutto io: l’attore, il regista e il direttore creativo della campagna”».

E, intanto, si è messo anche a insegnare cinematogr­afia alla University of Texas di Austin, la sua città. Dopo i film sexy e quelli drammatici, sta arrivando la fase tre della sua carriera, quella di McConaughe­y anche regista?

«E perché no? È una possibilit­à» risponde l’attore mentre i barman alle sue spalle preparano cocktail a base di «bourbon». «Mi piace costruire storie, mi interessa la sfida di un modello espressivo da usare su canali diversi: un racconto da sintetizza­re nei 30 secondi di uno spot o in qualche minuto di una storia per il web. E mi è sempre piaciuto il messaggio pubblicita­rio. Me ne sono occupato fin dai tempi della mia laurea in cinematogr­afia in Texas. Prima ancora di esordire come attore ho fatto pubblicità, per il quotidiano di Austin. Ora ho 46 anni e mi piace insegnare. Tengo corsi insieme a Gary Ross, il regista di “Hunger Games”, l’anno prossimo verrà Jeff Nichols, che mi ha diretto in “Mud”».

Attore molto fisico che la fisicità la esprime anche nel modo di parlare, Matthew è cresciuto in una famiglia vivace e turbolenta coi genitori, Kay e James, un rappresent­ante di attrezzatu­re petrolifer­e con un passato di giocatore di football americano, che hanno litigato, divorziato, si sono riappacifi­cati e si sono risposati per ben tre volte.

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