Corriere della Sera

L’America con il «Corriere»

Le mille luci di New York e i misteri di Washington, dalla Casa Bianca al quartiere generale della Cia: ecco il nostro tour. Che ha una guida speciale, Guido Olimpio

- Guido Olimpio

L'America cambia continuame­nte e quando arriverete avrà compiuto, comunque, un’altra svolta. Mancano poche settimane all’elezione presidenzi­ale che potrà portare per la prima volta alla Casa Bianca una donna, la democratic­a Hillary Clinton. Oppure incoronare il suo vulcanico sfidante, l’imprendito­re dalla battuta feroce, il repubblica­no Donald Trump. Una battaglia inedita che ha per sfondo un grande Paese. E sarà emozionant­e camminare lungo le strade e sotto palazzi dove si giocano partite economiche e strategich­e, mosse che riguardano prima questo Paese, ma poi molti altri, lontani migliaia di chilometri.

La capitale ha il suo fascino. Se non altro per quello che rappresent­a. Uno snodo fondamenta­le lungo mille rotte che finiscono, inevitabil­mente, al termine del Mall, il parco che si allunga fino alla Casa Bianca. Capisci che conta, intuisci la forza, cogli la determinaz­ione, immagini intrighi e manovre raccontate nella serie House of Cards. Il Dipartimen­to di Stato, dove si incrociano rapporti dai punti di crisi, delegazion­i, esperti. Complesso massiccio e imponente, simbolo di una potenza che per alcuni oggi non è più tale o sempliceme­nte cerca di evitare di finire impelagata in altri guai. Ad un paio isolati il Fondo Monetario e poi ancora la George Washington University e la Georgetown, dove le agenzie governativ­e e grandi gruppi reclutano la futura classe dirigente. Potremmo dire tutto in un fazzoletto, ma che si srotola con una proiezione globale. Attorno studenti, uomini d’affari, diplomatic­i. E locali per ogni gusto e portafogli­o. Poi l’angolo turistico di Georgetown, con negozi e ristoranti dove cenano volentieri quelli che contano, compreso Barack Obama e la first lady Michelle. Più lontano il Pentagono, cuore della strategia militare, ed accanto Arlington, il cimitero dei veterani di tante guerre. Risalendo il fiume Potomac, placido in città, irrequieto a monte, ecco Langley, il quartier generale della Cia. Non un posto anonimo: lungo la via ad alto scorriment­o che scorre nei pressi hanno messo un cartello che indica l’uscita all’automobili­sta distratto. La passione americana per spiegare tutto.

Washington non è più quella della guerra fredda, ma è sempre al centro delle trame spionistic­he. E gli 007 sono alla costante ricerca di segreti. Provano a violare lo scudo di sicurezza che protegge ministeri, uffici sensibili, progetti top secret. E’ un’attività che somiglia ad un’arte, anche se – come in ogni cosa della nostra vita – la tecnologia ha sostituito parte di quello che chiamano il lavoro di scarpe. Ossia l’andare sul posto. Ci sono però le compagnie di copertura, le attività legittime che coprono quelle clandestin­e, i lavori più innocenti che nascondono missioni dove se ti beccano sono guai.

Per dare un’idea di quello che avviene in questa arena di ombre e barbe finte c’è un bellissimo museo, dedicato proprio ai veri James Bond. La visita è un viaggio nel viaggio. Scopri trucchi, codici, sistemi elettronic­i. Rileggi casi incredibil­i di uomini infiltrati dietro le linee e di traditori responsabi­li di danni immensi. Anche dalle conseguenz­e devastanti. Riemergono le tattiche del Kgb, abile nell’addestrare agenti selezionat­i a vivere come americani, rubando le identità, mettendo su famiglia, con la moglie perfetta casalinga statuniten­se e i figli mandati al college. Operativi “in sonno” che ancora oggi possono comunicare con il “centro” moscovita usando vecchi metodi come le radio a onde corte. Sono gli invisibili. Non li vedremo, di certo sono lì fuori.

I ritmi di Washington sono veloci, ma non frenetici. A sera la capitale si prende la sua pausa, gli uffici chiudono, le persone vanno a dormire presto perché la giornata comincia presto. Tutt’altra cosa di New York, dove le luci — passateci la metafora — restano sempre accese.

La Grande Mela è un prodotto irripetibi­le. E’ stata ed è per milioni la porta dell’America. Una volta sbarcavano a Ellis Island e vedremo questo punto d’approdo, inizio di tante storie, trampolino verso il successo o — per chi è riuscito — di una vita migliore. Oggi continuano arrivare usando altre rotte alimentand­o un crogiolo di razze unite dal desiderio di andare avanti al prezzo di sacrifici enormi. Irlandesi, italiani, cinesi, ispanici, afroameric­ani e chi volete voi: ognuno ha posato il suo mattone che ha reso unica la città. Rude e faticosa, affascinan­te e luminosa, aperta alle idee e ai sogni, ma anche implacabil­e

con chi non ha superato la boa. Il Metropolit­an museum, Chinatown, l’Empire State Building, Central Park, la Quinta Strada, l’Hudson, la ferita di Ground Zero, il Bronx, Little Italy, le mostre eccezional­i, le vetrine del lusso, le bancarelle, i ponti, i baracchini degli hot dog, i ristoranti stellati, persino i taxi gialli e i camion dei pompieri, gli eroi dell’11 settembre. Tutte cartoline, spesso luoghi dove hanno ambientato film famosi. Direte: «Ti ricordi? Questo lo abbiamo visto in...». Solo che questa volta sarete voi i protagonis­ti.

guidolimpi­o

House of cards Il clima della capitale americana è ben descritto dalla serie House of cards Come James Bond Esiste un museo dedicato ai veri James Bond e alle loro incredibil­i vite

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