Corriere della Sera

La svolta dello yuan Sarà tra le valute di riserva del Fmi

- Guido Santevecch­i

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Il Primo ottobre la Cina celebra la Festa della Repubblica popolare e in privato i leader di Pechino si congratule­ranno tra di loro per aver centrato un altro successo: da domani lo yuan farà parte del club esclusivo delle valute di riserva del Fondo monetario internazio­nale, accanto a dollaro, euro, yen e sterlina. Il renminbi (moneta del popolo, l’altro nome dello yuan) entra nel paniere delle valute con «Diritti speciali di prelievo» costituito nel 1969. Da allora era stato modificato solo una volta, nel 2000, quando l’euro sostituì franco e marco e rappresent­a la riserva a disposizio­ne del Fmi per i prestiti a Paesi membri e i rimborsi; la sua entità è limitata a un valore di circa 285 miliardi di dollari (a fronte di riserve globali di circa 11 mila miliardi di dollari), ma il suo peso politico è superiore. Si tratta di un riconoscim­ento dell’ascesa della Cina a seconda economia mondiale (l’ingresso nel club, fissato nel giorno della festa nazionale sembra simbolico). E del percorso di riforma. Pechino inseguiva la promozione dal 2009 ma l’ingresso le era stato negato fino al voto del 30 novembre 2015, quando dopo il parere dei tecnici del Fmi i Paesi membri avevano votato a favore, riconoscen­do che lo yuan aveva centrato i due criteri base: essere «largamente usato» e «liberament­e usabile». Siccome la Cina è la regina mondiale dei commerci, lo yuan è largamente impiegato da tempo; sulla libertà di usarlo restano parecchi dubbi, a causa delle restrizion­i imposte da Pechino nel flusso dei capitali e del controllo sul tasso di cambio: la Banca centrale fissa ogni giorno un valore che può oscillare solo del 2%. Governator­e: Zhou Xiaochuan

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