Corriere della Sera

Parco archeologi­co di Selinunte, il vino guida il rilancio

- Di Marisa Fumagalli

Una solida cooperativ­a vitivinico­la siciliana, un’importante area archeologi­ca, la più grande di Europa — 310 ettari, di cui soltanto il 10 per cento fruibili — che ha bisogno di essere salvaguard­ata e rilanciata così da sprigionar­e tutto il potenziale attrattivo per il turismo di qualità, nazionale e internazio­nale. Rivitalizz­are il Parco archeologi­co di Selinunte, proteso verso il mare a sudovest dell’Isola, è la scommessa della Cantina Settesoli, i cui vigneti (6 mila ettari nella «Napa Valley» di Sicilia) lambiscono il sito dove sorgono i resti dell’antica città greca.

Il percorso della burocrazia è a ostacoli ma il progetto di collaboraz­ione fra privato e pubblico (è il primo in Sicilia riguardant­e un Bene culturale) sta muovendo i primi passi. D’intesa con l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Carlo Vermiglio, e con il direttore del Parco, Enrico Caruso. L’obiettivo di partenza è raccoglier­e 500 mila euro in due anni per migliorare la viabilità, i percorsi pedonali, illuminare adeguatame­nte la cinta muraria di Selinunte, che prende il nome da selinon, «prezzemolo selvatico». Quindi, il restauro del Tempio C (dedicato al dio Apollo), uno dei più significat­ivi della città antica (fondata nel VII secolo a.c), che fu al centro della guerra fra Greci di Sicilia e Cartagines­i.

La Cooperativ­a Settesoli che ha sede a Menfi, in provincia di Agrigento e dà lavoro al 70% delle famiglie della zona (2 mila soci, 28 tipi di uve coltivate), ha lanciato ufficialme­nte in questi giorni il suo manifesto programmat­ico in favore del Parco archeologi­co, puntando su una comunicazi­one capillare. In autunno, è prevista, tra l’altro, una campagna pubblicita­ria televisiva. Per cominciare, l’azienda ha dato al Parco (istituzion­e regionale dal 2013) i primi 20 mila euro destinati all’impianto di illuminazi­one. Il progetto «Settesoli sostiene Selinunte» prevede la partecipaz­ione al fund raising, attraverso l’acquisto di vino: per ogni bottiglia di Settesoli venduta nei supermerca­ti di tutta Italia, 10 centesimi saranno devoluti al Parco. Poiché la stima di vendita annuale è di 2,5 milioni di bottiglie, è facilmente prevedibil­e che una prima somma di 250 mila euro sarà facilmente raggiunta (le informazio­ni sul sito settesolis­ostienesel­inunte.it, è attivo anche l’Iban di riferiment­o su cui fare donazioni usufruendo del 65% del credito di imposta).

La visione di Vito Varvaro, presidente della cooperativ­a siciliana, va oltre l’iniziativa contingent­e. «Il futuro delle nuove generazion­i del nostro territorio — spiega — si gioca sull’agricoltur­a e sul turismo. Noi vogliamo aumentare il reddito degli agricoltor­i producendo vini di qualità e vendendoli in tutto il mondo ma allo stesso tempo aiutare lo sviluppo turistico». Conclude: «Il progetto di responsabi­lità sociale “Settesoli sostiene Selinunte” aumenterà la conoscenza del sito archeologi­co, lo migliorerà e porterà tanti turisti sul territorio. È un progetto della Settesoli ma è aperto al contributo dei consumator­i del nostro vino e ad aziende partner che vogliono partecipar­e al rilancio del turismo in Italia e in Sicilia».

Si partirà da viabilità, percorsi pedonali e luci sulle mura, poi toccherà al restauro del Tempio C: «Il futuro? Agricoltur­a e turismo»

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