Rabbia, gol e Freud il mondo di Simeone jr «Più forte di papà»
in Champions contro il Bayern? Un capopopolo. Lui, la squadra, lo stadio: una cosa unica. È magia, quella, non è calcio».
Il suo allenatore sostiene che lei deve crescere. In cosa?
«Spalle alla porta. Pavoletti lì è un maestro».
A proposito. Quando rientra Pavo, lei torna in panca.
«Facile. Ma vedrete che farò di tutto per sfruttare la prossima occasione. La concentrazione è decisiva. E io ho i miei segreti». Tipo? «Brain training. Diciamo che Capitano Marek Hamsik, a Napoli dal 2007 (LaPresse) è una specie di videogioco che aiuta a migliorare attenzione e rapidità di pensiero. Con il mio iPad prima della partita mi metto lì mezz’ora. Da quando l’ho scoperto sono un altro giocatore».
Lei è attivissimo sui social network.
«Sì: Facebook, Twitter, Instagram. Sono utili ma essendo potentissimi vanno adoperati con intelligenza. Il web aiuta ma serve attenzione: è pieno di errori. Ad esempio: su Wikipedia c’è scritto che sono nato a Madrid, invece di Buenos Aires. Primo gol Giovanni Pablo Simeone Baldini (il nome completo) ha 3 presenze in A con il Genoa e domenica ha segnato il suo primo gol al Pescara (LaPresse) Non è grave, però significa che non bisogna fidarsi del tutto, no?».
Da bambino era sempre in viaggio. Come è stato?
«Molto duro. Ho ricordi di Milano, la scuola cattolica. A Roma ero più grandicello, vivevamo all’Olgiata. Su Facebook ho ritrovato gli amici di allora. Uno di loro, Emanuele, è morto qualche tempo fa: oggi gioco anche per lui. Comunque per me viaggiare è un’avventura: adoro Genova, vivo ad Arenzano. Questo è un posto magnifico: la città vecchia, Portofino, Boccadasse. La pasta al pesto la mangiavo anche quando vivevo in Argentina. Pensi che la nonna di mia mamma era ligure. Alla fine sono un po’ tornato a casa». Sa chi è De Andrè? «Mi hanno detto che era un Convivenza difficile Non è facile convivere con la sua grandezza, ecco perché intendo superarlo, devo provarci
grandissimo cantautore, una specie di poeta, che nelle sue canzoni raccontava la gente semplice. E che era tifoso del Genoa». È religioso? «Moderatamente. Mi piace molto il nostro papa Francesco, la chiesa deve essere vicino alla gente. Lui lo è».
A 21 anni avrà molti obiettivi professionali, ne scelga uno.
«Giocare nella Selecciòn deve essere una magia unica, ma io scelgo la Champions: a 14 anni mi sono tatuato il logo sul braccio. Papà si arrabbiò moltissimo».
Stavolta il babbo l’ha tirato fuori lei.
«Già. Papà è sempre papà».