Corriere della Sera

La Fiorentina si diverte Il Sassuolo va a fondo

- Alessandro Bocci

La Fiorentina travolge il Qarabag e riscopre i gol dei suoi attaccanti, il Sassuolo si sgonfia in casa del Genk e vanifica la vittoria all’esordio con l’Athletic Bilbao. Il giovedì d’Europa League è in chiaroscur­o. La Viola prima soffre e poi dilaga. Il contropied­e degli azeri mette in difficoltà la Fiorentina, scatena i fischi dei tifosi e fa arrabbiare Paulo Sousa: «Abbiamo sbagliato l’approccio». Ma la partita gira in fretta e quando gli ospiti restano in 10 per l’espulsione di Yunuszada, la strada diventa in discesa. 3-0 all’intervallo, 5-1 alla fine, 12 tiri nello specchio, palo e traversa di Vecino nella stessa azione. Babacar e Kalinic vanno d’amore e d’accordo, doppietta per il senegalese; gol e assist per il croato. Forse Sousa ha trovato la chiave ai problemi offensivi. E le alternativ­e crescono. Zarate al debutto stagionale entra e firma una doppietta. Maurito si commuove sino alle lacrime e mostra una maglietta per la moglie Natalie, che sta combattend­o con un tumore. Il Qarabag salva l’onore nel recupero con Ndlovu.

Il Sassuolo in emergenza prende tre gol nel giro di un’ora. Politano segna a metà ripresa e riaccende la sua squadra, ma è troppo tardi. Una brutta botta.

«Vede, signore, con tutto il rispetto, se lei oggi è venuto fin qui per intervista­rmi è soprattutt­o perché sono figlio di Diego Simeone, e a me questo va bene fino a un certo punto. Di mio padre sono fiero, lui è il mio sangue, la mia guida. Però, dica la verità, mica andrà a intervista­re tutti i ragazzi che segnano un gol: prima o poi, un gol lo fanno tutti. Ecco, io questo voglio: voglio essere Giovanni Simeone, Giovanni e niente più». Cholito non esiste. È una definizion­e suggestiva e comoda, è un’ombra da scartare, un pallone da buttare in porta con un tiro improvviso e cattivo come quello con cui domenica ha fatto secco il suo compaesano Bizzarri e ha permesso al Genoa di andare avanti contro il Pescara, anche se poi è finita pari. Ieri pomeriggio, poco prima che il ragazzo mettesse le cose in chiaro, era passato il suo allenatore Ivan Juric: «Gio’ deve imparare ancora un mucchio di cose ma farà strada perché, oltre ai piedi e all’umiltà, ha la rabbia vera». C’è dentro un po’ tutto, in questa storia: gol, sogni, rivincite, nostalgie, musica, tecnologia, e molto Freud.

Lei ha un padre importante, Giovanni. E probabilme­nte ha ragione.

«Non è facile convivere con la sua grandezza. Ecco perché diventerò più forte di lui. Devo provarci, devo dimostrare che, se sono qui, è solo per merito mio. Poi sarà quel che sarà».

Seconda e ultima domanda su papà: cosa ha preso da lui, cosa no.

«La garra, che è il modo nostro argentino di definire la determinaz­ione, la cocciutagg­ine, la rabbia. Papà è un maestro ancora oggi. Avete visto l’altra sera

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