La Fiorentina si diverte Il Sassuolo va a fondo
La Fiorentina travolge il Qarabag e riscopre i gol dei suoi attaccanti, il Sassuolo si sgonfia in casa del Genk e vanifica la vittoria all’esordio con l’Athletic Bilbao. Il giovedì d’Europa League è in chiaroscuro. La Viola prima soffre e poi dilaga. Il contropiede degli azeri mette in difficoltà la Fiorentina, scatena i fischi dei tifosi e fa arrabbiare Paulo Sousa: «Abbiamo sbagliato l’approccio». Ma la partita gira in fretta e quando gli ospiti restano in 10 per l’espulsione di Yunuszada, la strada diventa in discesa. 3-0 all’intervallo, 5-1 alla fine, 12 tiri nello specchio, palo e traversa di Vecino nella stessa azione. Babacar e Kalinic vanno d’amore e d’accordo, doppietta per il senegalese; gol e assist per il croato. Forse Sousa ha trovato la chiave ai problemi offensivi. E le alternative crescono. Zarate al debutto stagionale entra e firma una doppietta. Maurito si commuove sino alle lacrime e mostra una maglietta per la moglie Natalie, che sta combattendo con un tumore. Il Qarabag salva l’onore nel recupero con Ndlovu.
Il Sassuolo in emergenza prende tre gol nel giro di un’ora. Politano segna a metà ripresa e riaccende la sua squadra, ma è troppo tardi. Una brutta botta.
«Vede, signore, con tutto il rispetto, se lei oggi è venuto fin qui per intervistarmi è soprattutto perché sono figlio di Diego Simeone, e a me questo va bene fino a un certo punto. Di mio padre sono fiero, lui è il mio sangue, la mia guida. Però, dica la verità, mica andrà a intervistare tutti i ragazzi che segnano un gol: prima o poi, un gol lo fanno tutti. Ecco, io questo voglio: voglio essere Giovanni Simeone, Giovanni e niente più». Cholito non esiste. È una definizione suggestiva e comoda, è un’ombra da scartare, un pallone da buttare in porta con un tiro improvviso e cattivo come quello con cui domenica ha fatto secco il suo compaesano Bizzarri e ha permesso al Genoa di andare avanti contro il Pescara, anche se poi è finita pari. Ieri pomeriggio, poco prima che il ragazzo mettesse le cose in chiaro, era passato il suo allenatore Ivan Juric: «Gio’ deve imparare ancora un mucchio di cose ma farà strada perché, oltre ai piedi e all’umiltà, ha la rabbia vera». C’è dentro un po’ tutto, in questa storia: gol, sogni, rivincite, nostalgie, musica, tecnologia, e molto Freud.
Lei ha un padre importante, Giovanni. E probabilmente ha ragione.
«Non è facile convivere con la sua grandezza. Ecco perché diventerò più forte di lui. Devo provarci, devo dimostrare che, se sono qui, è solo per merito mio. Poi sarà quel che sarà».
Seconda e ultima domanda su papà: cosa ha preso da lui, cosa no.
«La garra, che è il modo nostro argentino di definire la determinazione, la cocciutaggine, la rabbia. Papà è un maestro ancora oggi. Avete visto l’altra sera