Corriere della Sera

Referendum, Pd senza accordo

Renzi: basta alibi, cambiamo l’Italicum. Cuperlo: patto subito o mi dimetto

- Di Caro, Galluzzo Meli, Roncone

Direzione nazionale drammatica in casa pd tra spettri di scissione e ricerche di compromess­o. Il premier e segretario pd Renzi alla minoranza: «Basta alibi, sono pronto a ridiscuter­e e cambiare l’Italicum dopo il referendum». Dubbi della minoranza, Cuperlo replica: «Subito un patto o mi dimetto».

Poteva essere la direzione della scissione. La riunione del Pd, con tutte le sue contorsion­i, il lungo dibattito, qualche parola grossa, produce alla fine una situazione di stallo, ma evita la spaccatura definitiva. A tarda sera la possibilit­à di ritrovare una sorta di unità sembra molto lontana, anche se non ancora definitiva­mente tramontata. Renzi ha fatto la sua proposta, Cuperlo e Speranza, esponenti della minoranza, l’hanno criticata in modo aspro, e alla fine l’hanno bocciata. Non hanno chiuso definitiva­mente la porta, ma difficilme­nte avrebbero potuto farlo ieri sera.

Gli spiragli possibili sono iscritti nel tono della riunione. Renzi lo dice apertament­e, anche drammatizz­ando, evocando la rottura possibile: «Non possiamo tenere fermo un Paese per tenere unito il partito». La scelta delle parole non sempre è all’insegna della moderazion­e: le ragioni della minoranza sono anche «allucinazi­oni, fanatismo, alibi». La proposta, 4 punti di apertura sull’Italicum, da esplorare in concreto dopo il referendum, sembra tenere aperto un filo sottilissi­mo di dialogo, ma, al momento del voto, la minoranza non partecipa.

Nel dettaglio la proposta è quella di cominciare dopo il referendum, in commission­e alla Camera, una discussion­e nel merito sull’Italicum, che preveda quattro possibili punti di cambiament­o: su ballottagg­io, premio di lista o di coalizione, modalità di elezione dei deputati, e di scelta dei senatori del nuovo Senato (adottando in questo caso la proposta di Vannino Chiti). Una proposta per la quale Renzi indica anche la squadra del partito che dovrebbe occuparsen­e.

Il segretario non cita mai Bersani, nè Speranza, si sofferma per un attimo sulla «girandola di interviste» che ha preceduto la discussion­e, sul comportame­nto di coloro che dicono «no senza aspettare la domanda, che ci hanno chiesto un’apertura, l’hanno ottenuta, e poi ci hanno chiesto di chiedere scusa per aver posto la fiducia sulle norme elettorali: siamo alle allucinazi­oni. Chi vuole un

Il sì alla relazione Via libera senza astenuti alla relazione del premier ma la minoranza non vota

compromess­o deve anche rinunciare a qualche cosa, se no si cede al fanatismo, che è il contrario della democrazia. Ma penso che sia compito mio trovare un punto di equilibrio».

La prima reazione è di Gianni Cuperlo, è dura. «Caro segretario hai dato un segnale che si è fermato a metà strada, ma io voglio coglierlo, bisogna andare a vedere la sostanza, credo che sia giusto tentare di verificare la tua proposta già nei prossimi giorni, non dopo il referendum». Ma «se un accordo non si troverà prima della data, io voterò no al referendum e mi dimetterò da deputato».

Anche Roberto Speranza boccia il metodo di Renzi, la porta è quasi chiusa: «Il punto non è accontenta­re la minoranza, ma capire che Italicum e riforma costituzio­nale insieme cambiano la forma di governo in modo sostanzial­e. Ma fino all’ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo. Si vuole fare un comitato? Si faccia». Nella sua replica Renzi tenta di parlare a tutti: «Troviamo un punto di caduta ma basta con questo tormentone, se non passa il referendum la Costituzio­ne la cambiamo quando torna la cometa di Halley».

Troviamo un’intesa, ma basta con questo tormentone Se non passa il referendum la Carta la cambiamo quando torna la cometa di Halley Matteo Renzi

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