Università, giovani e scienza Milano corre e stacca l’Italia
Il premier all’Assolombarda. Rocca: la metropoli attrae i giovani, università fattore di successo
Milano corre. Sì, corre. E stacca decisamente il resto d’Italia. Attrae i giovani, in controtendenza rispetto al resto del Paese, e il livello dell’export ha raggiunto e superato le quote precrisi. La produttività media per le imprese eccellenti risulta superiore a quella delle aziende con le migliori performance in regioni come il Baden Württemberg. Ma quanto dista adesso Milano dal resto d’Italia? Tanto, viene da rispondere e la stessa percezione la deve aver avuta ieri il premier Matteo Renzi dopo aver ascoltato in Assolombarda la relazione di Gianfelice Rocca. Mentre dunque il presidente degli industriali milanesi sciorinava i numeri che fotografano lo straordinario balzo in avanti compiuto dalla città, molti in sala hanno avuto la sensazione di leggere la carta d’identità (aggiornata) di una delle grandi capitali terziarie d’Europa.
Per Milano è l’ora dell’orgoglio. La città della Madonnina mantiene e rafforza il ruolo di traino dell’economia del Paese. A certificare questa realtà è stata ieri l’assemblea di Assolombarda, l’associazione degli industriali di Milano, Monza e Lodi.
Viavai di auto blu. Al centro congressi in zona Fiera è arrivato anche il premier Matteo Renzi. Insieme con il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. In platea l’eccellenza dell’industria del Paese. Il presidente di Assolombarda ha fatto un punto della situazione che è anche un’eredità: Gianfelice Rocca è a fine mandato, questa è stata la sua ultima assemblea. Nessun cedimento alla retorica e alle citazioni. Rocca ha segnalato gli obiettivi raggiunti. Produttività media per le imprese eccellenti superiore a quella delle aziende con le migliori performance del Baden Württemberg o della Cataluña. Capacità di attrarre giovani talenti, in controtendenza rispetto al resto del Paese: a Milano nel 2015 31 mila residenti in più tra i 25 e i 34 anni. Export che ha già raggiunto e superato i livelli precrisi.
Ma... In effetti un ma ci sarebbe. Anzi tre, secondo Rocca. Milano e la Lombardia devono recuperare distanze su innovazione, capacità delle start up di resistere sul mercato, disoccupazione giovanile. Per il futuro, poi, ci sono le grandi sfide del dopo Expo. Il decollo del Human Technopole, la contesa in Europa per portare l’Ema, agenzia europea per i medicinali, a Milano. Rocca ha detto che la città conta sul governo per vincere questa battaglia. Ma Renzi ha ribaltato la prospettiva: è l’Italia che conta su Milano. Su quella Milano che con Expo ha dimostrato di saper sfidare le previsioni, diventando per il premier paradigma di ottimismo operoso e fiducia nel futuro. Milano dovrebbe «prendere per mano il Paese» e portarlo verso lo sviluppo. Il presidente del Consiglio ha strappato applausi alla platea quando ha esaltato le doti dell’ imprenditore come uno che non lavora per il profitto — o almeno non solo per quello — ma soprattutto per la soddisfazione di creare e ricchezza e opportunità per la comunità. Renzi ha ribadito che l’Ires scenderà al 24% (un punto sotto la Spagna). E il fondo di Garanzia per le imprese sarà rifinanziato con 900 milioni come s’era detto, ma parte di questi saranno messi già dall’anno prossimo.
Renzi ha dipinto l’Italia come un Paese che attraversa un momento delicato perché diviso tra «chi crede che siamo un grande Paese per il nostro passato e chi invece crede in un futuro pieno di cose positive». Prima di Renzi già l’intervento del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia aveva puntato sulla necessità di «superare la dimensione dell’ansietà e della sfiducia» perché «i destini delle imprese sono legati a quelli dell’Italia». Per Boccia le Regioni devono essere acceleratori della politica economica. Sottinteso: spingendo nella stessa direzione del governo perché in questa fase non ci possiamo permettere conflitti. Boccia ha chiesto a Renzi di non intervenire in materia di riforma dei modelli contrattuali «perché preferiamo farlo noi con il sindacato». Renzi ha risposto con un perentorio «Fate presto».