Saper scegliere, l’arte del Nobel
Il Premio per l’Economia agli accademici di Harvard e del Mit
Il Nobel per l’Economia a Bengt Holmström del Mit di Boston (sinistra) e Oliver Hart dell’Università di Harvard.
Nella vita di ogni giorno i contratti aiutano le persone a conciliare interessi in contrapposizione e quest’anno il Nobel per l’economia va a due esperti della teoria dei contratti: l’americano Oliver Hart (ma è nato a Londra e ha cominciato a studiare nel Regno Unito) e il finlandese Bengt Holmström. Il primo è professore di economia ad Harvard dal ‘93, il secondo insegna economia e management al Mit di Boston dal ‘94. «I nuovi strumenti teorici creati da Hart e Holmström sono preziosi per la comprensione dei contratti e delle istituzioni nella vita reale, così come delle potenziali trappole nascoste nella loro definizione», ha spiegato l’Accademia reale svedese delle Scienze annunciando il premio ieri mattina.
«Mi sono svegliato intorno alle 4.40 del mattino e mi sono chiesto se stava diventato troppo tardi per esserlo quest’anno, ma poi fortunatamente ha squillato il telefono», ha raccontato Hart, 68 anni, studi all’University College London, a Cambridge e a Warwick, prima di un PhD alla Princeton University. Come è noto, il premio (8 milioni di corone svedesi, circa 830 mila euro) viene comunicato ai vincitori poco prima dell’annuncio ufficiale a Stoccolma, nel cuore della notte Oltreoceano. «Non me lo aspettavo di certo, almeno in questo momento, perciò sono
cinese Hua Xia sebbene l’operazione non sia, a oggi, ancora stata perfezionata. In questo modo, l’istituto tedesco è risultato avere una quota di capitale Core Tier 1 (ovvero il principale coefficiente rimasto molto sorpreso e molto felice», ha invece dichiarato a caldo Holmström, 67 anni, con PhD alla Stanford University dopo la laurea ad Helsinki.
La teoria dei contratti è importante non solo per l’economia, ma anche per altre scienze sociali. Con questi studi, ad esempio, si cerca di capire se i professori o i funzionari di un carcere debbano avere retribuzioni fisse o variabili. Si tenta inoltre di sviluppare a livello aziendale una sorta di meccanismo per fissare le retribuzioni dei manager in modo tale da creare beneficio per gli azionisti o un certo livello di valore.
Tra gli aspetti contrattualistici studiati dai due vincitori ci sono quei potenziali conflitti di interesse, ad esempio tra un’impresa e il suo top manager o tra un’assicurazione e il cliente che sottoscrive una polizza rc auto, che dovrebbero essere evitati per garantire che il contratto abbia un reciproco beneficio tra le parti, sottolinea l’Accademia. Il lavoro di Hart risale a metà degli Anni 80 e ha contribuito a rivoluzionare la finanza aziendale, ad esempio nel caso delle retribuzioni basate sulle performance degli alti dirigenti, con l’analisi deo meccanismi per individuare i sistemi più efficaci nel garantire Nelle fasi di crisi «l’ignoranza è beatitudine» perché agevola la liquidità sul mercato che i manager di un’azienda percepiscano retribuzioni adeguate a rendimento e obiettivi raggiunti. Anche per Holmström è una questione di incentivi: «Il problema più grande non è dar vita al progetto migliore, ma creare incentivi per dare le giuste informazioni necessarie a realizzare quei progetti, e fornire incentivi in generale». Holmstroem ha contribuito tra l’altro a sviluppare la teoria di azzardo morale e a individuare il principio che «l’ignoranza è beatitudine», perché permette ai mercati di rimanere liquidi grazie a banche e altri soggetti, che continuano gli scambi nonostante i potenziali rischi.
@16febbraio
Oliver Hart (secondo da sinistra), 67 anni, è un economista britannico: insegna all’università di Harvard
I loro studi hanno tracciato una cornice complessiva per l’analisi di diversi aspetti nella scrittura dei contratti