Soldi nel soffitto Corona in cella
Milano, dopo i soldi murati anche il giudice di sorveglianza sospende l’affido terapeutico
Prima il tesoro da 1,7 milioni murato nel soggiorno della sua socia, poi altri fondi occulti rintracciati in Austria: ritorno in cella per Fabrizio Corona, l’ex fotografo dei vip.
Il principale nemico di Corona, come confermano anni di guai giudiziari, è Fabrizio Corona. Che ieri, dalle carte del suo terzo arresto, scopre di essere stato lui stesso a spifferare agli inquirenti, senza accorgersene, il nascondiglio del milione e settecentomila euro in contanti che teneva murati nel controsoffitto del soggiorno della sua collaboratrice Francesca Persi. «Sono scioccata, mi sono entrati di nuovo i ladri in casa... hanno spaccato tutto», gli diceva il 3 settembre la donna terrorizzata dalla visita notturna di strani ladri armati di piccone alla ricerca di ciò che evidentemente sapevano essere lì occultato. Ma Corona era angosciato da ben altro e le domandava a raffica: «L’hanno preso? (...) Hanno spaccato i muri?». E anche se lei ripeteva «No, Fabrizio, ti ho detto di no, Fabrizio», Corona non si sentiva affatto rassicurato: «Giura!».
Quei soldi, che i ladri non erano riusciti a trovare, li troverà invece la polizia il 7 settembre. Ed è da questo momento che, alle orecchie di chi nella Procura di Milano lo stava intercettando come possibile vittima di una richiesta estorsiva di 50.000 euro rafforzata da una bomba carta sotto casa il 16 agosto, Corona passa a «indagato» di una nuova storia che ieri lo riporta a San Vittore, arrestato (insieme a Persi) per l’ipotesi di reato di «intestazione fittizia di beni» sottratti alla Atena srl, di cui sono soci madre e fratello, e con la quale gestisce le serate. Beni che, nell’ordinanza firmata dal gip Paolo Guidi su richiesta del pm Paolo Storari nel pool dell’aggiunto Ilda Boccassini, si intuiscono essere non solo il milione e 700mila euro già sequestrato venerdì come misura di prevenzione, ma anche
La nuova indagine In carcere a San Vittore con l’accusa di «intestazione fittizia» di beni della società